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Alcuni testi sacri sono più antichi di quanto stabilito finora. La scoperta cambia la storia.
L’intelligenza artificiale non smette di sorprenderci: oltre a rivoluzionare presente e futuro, oggi si rivela un alleato cruciale per comprendere meglio il passato. Una nuova tecnologia predittiva chiamata Enoch, sviluppata per stimare con precisione la datazione dei documenti, ha permesso di scoprire che alcuni manoscritti del Mar Morto sono molto più antichi di quanto si credesse finora. Tradizionalmente collocati tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., questi testi sacri erano considerati tra i più importanti documenti della storia biblica. Ora, grazie a Enoch, si è appreso che la loro origine potrebbe risalire anche a due secoli prima del previsto. La scoperta coinvolge testi religiosi, inni, preghiere, leggi e commentari, e potrebbe avere profonde ripercussioni sulla comprensione della storia e della cultura ebraica antica. Il primo ritrovamento di questi rotoli avvenne a metà del Novecento, grazie a pastorelli beduini che esplorarono le grotte di Qumran, nel deserto della Giudea.
L’IA rivoluziona l’archeologia biblica
Oltre i limiti della datazione tradizionale
Datare manoscritti antichi è sempre stato un compito complesso. I metodi convenzionali, come la paleografia e la datazione al radiocarbonio, non bastano quando mancano riferimenti espliciti. Fortunatamente, alcuni rotoli riportano indicazioni temporali scritte a mano. Ma non tutti.
È proprio in questo vuoto che la nuova tecnologia ha mostrato il suo valore. I ricercatori hanno esaminato 27 frammenti attraverso test al radiocarbonio e li hanno analizzati con un algoritmo di apprendimento automatico in grado di distinguere gli stili calligrafici. In base a queste firme grafiche, l’IA ha potuto determinare l’età stimata dei manoscritti con una precisione sorprendente, superando i limiti dei metodi tradizionali.
Quando la Bibbia era ancora orale
Tra i casi più significativi emersi dallo studio spicca un manoscritto denominato 4Q114, che contiene alcuni versi del Libro di Daniele, testo che narra la storia di un giovane ebreo esiliato a Babilonia. Secondo la paleografia classica, questo documento risaliva a un periodo più recente. Ma il modello Enoch ha rivelato che il testo è ben più antico. Alcuni frammenti dell’Ecclesiaste, inoltre, potrebbero essere stati redatti in epoche in cui gli autori originali erano ancora in vita.
Mladen Popović, dell’Università di Groningen, ha dichiarato: “L’intelligenza artificiale suggerisce che alcuni testi potrebbero essere copie realizzate mentre gli autori della Bibbia erano ancora vivi”. Una prospettiva che cambierebbe radicalmente il modo in cui storici e teologi considerano la trasmissione dei testi sacri. Alcuni rotoli sarebbero quindi anteriori al IV secolo a.C., portando la loro datazione a circa 2.500 anni fa.
Il futuro dell’archeologia è già iniziato
Nuove domande sulla genesi dei testi sacri
Secondo l’analisi pubblicata sulla rivista PLOS One, le implicazioni sono notevoli. I dati suggeriscono che parte delle attuali ipotesi sull’origine, il luogo e l’autore dei manoscritti potrebbe essere rivista. Alcuni rotoli, infatti, risulterebbero vecchi di almeno un secolo in più rispetto a quanto indicato in precedenza.
I ricercatori sottolineano: “Sebbene ulteriori dati e ricerche possano migliorare la cronologia, il nostro lavoro offre nuove prospettive su quando questi documenti sono stati prodotti”. Il dato cronologico, secondo lo studio, avrebbe anche un impatto sulla comprensione delle trasformazioni sociali e politiche dell’epoca. Gli stili di scrittura rilevati, infatti, potrebbero essersi formati molto prima, anticipando gli eventi storici cui si pensava fossero collegati.
Qumran: una miniera di segreti ancora tutta da esplorare
Nonostante la rilevanza della scoperta, gli studiosi hanno finora analizzato solo circa il 10% dei manoscritti ritrovati nelle grotte di Qumran. È probabile che molte altre rivelazioni attendano solo di essere svelate. Gli esperti confidano che l’intelligenza artificiale, perfezionandosi, possa continuare a offrire strumenti nuovi e preziosi per decifrare un passato ancora avvolto nel mistero.
Con ogni frammento riesaminato, cresce la possibilità di “aprire nuove finestre su un mondo antico” che credevamo già scritto. I rotoli di Qumran, con la loro aura di sacralità e mistero, continuano a sfidare il tempo e a parlare al presente.
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