Indice
- 1 La Popillia japonica è unaminaccia per giardini, orti e colture. Ecco come riconoscerlo e proteggere le piante
- 2 Popillia japonica: caratteristiche e ciclo vitale
- 3 Come agisce e perché è pericoloso per l’ambiente
- 4 Strategie di contenimento: cosa fare e cosa evitare
- 5 Insetti alieni in Italia: minacce per l’agricoltura
- 6 Monitoraggio, prevenzione e intervento
La Popillia japonica è unaminaccia per giardini, orti e colture. Ecco come riconoscerlo e proteggere le piante
Attacca oltre 300 specie vegetali, si nutre di foglie, fiori e radici, ed è sempre più presente in Italia. Si tratta dello scarabeo giapponese, nome comune della Popillia japonica, un coleottero originario dell’Asia che sta generando preoccupazione tra agricoltori e cittadini. La sua diffusione ha colpito in particolare la Lombardia, dove le segnalazioni si concentrano nelle province di Milano e Bergamo: avvistamenti a San Siro, all’Ippodromo La Maura, nel parco Sempione e nell’area di Garibaldi stanno diventando sempre più frequenti.
L’allarme non riguarda solo i giardini privati o i parchi pubblici, ma anche orti, frutteti e aree verdi coltivate. Le larve si nutrono delle radici delle graminacee e possono danneggiare seriamente prati e pascoli, rendendo difficile la loro rigenerazione. Gli adulti, invece, attaccano la parte aerea delle piante, provocando la scheletrizzazione delle foglie e compromettendo la resa agricola. Il pericolo è reale, e per affrontarlo è essenziale saper riconoscere il coleottero, capire quali sono le specie a rischio e conoscere le strategie più efficaci per contenerne la diffusione.
Popillia japonica: caratteristiche e ciclo vitale
Originaria del Giappone e della Russia orientale, la Popillia japonica è arrivata in Europa in modo accidentale. Dopo aver colonizzato l’America settentrionale e le Azzorre, si è insediata stabilmente nel Nord Italia a partire dal 2014. Il coleottero ha una forma ovale, un colore verde metallizzato con riflessi ramati, e misura circa 8-11 mm di lunghezza per 5-7 mm di larghezza. Uno degli elementi distintivi è la presenza di ciuffi di peli bianchi ai lati dell’addome.
Il picco di attività avviene nel mese di luglio, ma gli adulti possono essere avvistati da giugno a settembre. Le femmine depongono le uova nel terreno, scavando talvolta gallerie fino a 10 cm. Da queste uova nasceranno le larve, che durante l’inverno si annideranno sotto la superficie per poi riemergere in primavera. In ogni fase del suo sviluppo, lo scarabeo rappresenta una minaccia per le piante: gli adulti attaccano le parti aeree, mentre le larve aggrediscono le radici, con conseguenze devastanti per colture e spazi verdi.
Come agisce e perché è pericoloso per l’ambiente
Benché non sia velenoso né pericoloso per l’uomo, il coleottero può causare gravi danni all’ambiente e all’agricoltura. Gli adulti si nutrono iniziando dalla cima delle foglie, scendendo via via verso il basso. Le infestazioni più intense causano la scheletrizzazione fogliare, con fiori e frutti che possono risultare completamente distrutti. Secondo gli esperti, lo scarabeo giapponese è in grado di colpire oltre 300 specie vegetali, tra cui numerosi alberi da frutto e piante ornamentali.
Le larve, dal canto loro, danneggiano i prati e i pascoli nutrendosi delle radici, provocando un ingiallimento progressivo e la morte della vegetazione. «Il pericolo non va sottovalutato», segnalano gli agronomi regionali, «perché una volta radicato, il ciclo di riproduzione si autoalimenta ed è molto difficile da interrompere». La capacità dello scarabeo di colonizzare nuovi ambienti e la sua resistenza rendono necessari piani di controllo coordinati e una vigilanza costante.
Strategie di contenimento: cosa fare e cosa evitare
Per contrastare l’insetto, la Regione Lombardia ha diffuso una guida dettagliata. In caso di esemplari isolati, il metodo migliore è la raccolta manuale seguita dall’immersione in una soluzione di acqua e sapone. Nei frutteti, invece, si consiglia l’uso di reti antinsetto da scuotere al mattino, quando i coleotteri sono meno attivi.
In presenza di infestazioni estese, è fondamentale consultare la scheda tecnica ufficiale che illustra le azioni corrette da intraprendere. Da evitare assolutamente l’impiego di trappole attrattive: «Il loro effetto richiamo è molto superiore alla reale capacità di cattura», spiegano gli esperti, «e questo può favorire la diffusione anziché limitarla». La collaborazione tra cittadini, agricoltori e istituzioni è essenziale per monitorare il fenomeno e agire rapidamente quando necessario.
Insetti alieni in Italia: minacce per l’agricoltura
L’invasione della Popillia japonica non è un caso isolato. Insieme a questo coleottero, sono diversi gli insetti alieni che stanno mettendo a dura prova l’equilibrio ambientale e agricolo italiano. L’Halyomorpha halys, meglio nota come cimice asiatica, ha già causato enormi danni a frutteti e ortaggi in tutto il Nord Italia. L’Anoplophora chinensis, o tarlo asiatico, è un altro coleottero altamente distruttivo che attacca alberi da frutto e ornamentali, scavando gallerie nel legno fino a farli morire. Non meno temibile è il Drosophila suzukii, un moscerino che colpisce ciliegie, fragole e piccoli frutti.
A rendere queste specie così pericolose è la loro capacità di adattamento e la mancanza di predatori naturali. Una volta introdotti accidentalmente, spesso tramite scambi commerciali, trovano nei climi temperati italiani un habitat ideale per proliferare. Questo comporta la necessità di strategie preventive e interventi tempestivi, che però spesso si scontrano con la difficoltà di riconoscere il problema nelle sue fasi iniziali.
Monitoraggio, prevenzione e intervento
Il contenimento della Popillia japonica richiede una strategia integrata. La prevenzione resta l’arma più efficace, attraverso il monitoraggio delle aree a rischio, l’identificazione precoce degli esemplari e la sensibilizzazione pubblica. Le autorità regionali, insieme a enti di ricerca e università , stanno sviluppando mappe di diffusione e strumenti digitali per agevolare le segnalazioni.
Nel frattempo, si lavora anche a tecniche biologiche come l’introduzione di nematodi entomopatogeni e funghi antagonisti. Tuttavia, questi metodi richiedono ancora tempo per una diffusione su larga scala. Nel frattempo, ogni gesto individuale può fare la differenza: «Riconoscere l’insetto e segnalarlo tempestivamente è il primo passo per salvare il nostro verde», ricordano dalla Regione.
