Indice
- 1 Uno studio svela l’inferno vissuto dalle trote arcobaleno. Esistono però alternative efficaci e più umane
- 2 Alternative più umane: dallo stordimento elettrico al colpo percussivo
- 3 Le sofferenze dimenticate: stress pre-macellazione sotto esame
- 4 Welfare Footprint Framework: una rivoluzione nella misurazione
- 5 Impatti concreti: dalle norme ai certificati etici
Uno studio svela l’inferno vissuto dalle trote arcobaleno. Esistono però alternative efficaci e più umane
Ogni anno, fino a 2.2 trilioni di pesci selvatici e 171 miliardi allevati vengono uccisi nel mondo, spesso senza alcun riguardo per il loro benessere. Un recente studio pubblicato su Scientific Reports ha messo in luce le sofferenze inflitte ai pesci durante il processo di macellazione, concentrandosi in particolare sulla trote arcobaleno. Grazie al nuovo Welfare Footprint Framework (WFF), i ricercatori hanno quantificato per la prima volta in modo sistematico il dolore e la durata della sofferenza in caso di asfissia all’aria, una pratica ancora molto diffusa.
L’analisi ha rivelato che questo metodo provoca una sofferenza intensa per una media di 10 minuti, ma in alcuni casi può arrivare fino a 22 minuti. Il dolore percepito varia in base a diversi fattori, come dimensione del pesce e temperatura dell’acqua. Tradotto in termini numerici, si parla di circa 24 minuti di dolore per ogni chilo di pesce. Il dato è il risultato di un’approfondita revisione delle evidenze scientifiche esistenti, con l’obiettivo di definire con precisione l’intensità e la durata della sofferenza degli animali.
Alternative più umane: dallo stordimento elettrico al colpo percussivo
Oltre a misurare il dolore, lo studio ha analizzato anche l’efficacia economica delle soluzioni alternative. Tra queste, lo stordimento elettrico si è dimostrato il più promettente: con un solo dollaro di investimento in attrezzature, si possono evitare da 60 a 1200 minuti di dolore di moderata o alta intensità.
Anche lo stordimento percussivo mostra risultati incoraggianti in termini di benessere animale. Tuttavia, i ricercatori segnalano che nelle condizioni operative reali, questo metodo presenta ancora problemi legati all’uniformità dell’effetto. Il messaggio dello studio è chiaro: intervenire è possibile, conveniente e necessario per ridurre la sofferenza su vasta scala.
Le sofferenze dimenticate: stress pre-macellazione sotto esame
Una delle scoperte più allarmanti emerse riguarda le fasi precedenti alla macellazione, spesso trascurate nei dibattiti sul benessere animale. Pratiche comuni come il trasporto, l’affollamento o la manipolazione intensiva causano un carico di sofferenza che, se sommato, può superare quello del momento dell’uccisione.
Questo aspetto evidenzia come il benessere dei pesci non dipenda solo dalla tecnica usata per ucciderli, ma anche dalla gestione complessiva del ciclo di allevamento. Investire in buone pratiche prima della macellazione può ridurre in modo significativo la sofferenza totale, e andrebbe inserito tra le priorità nei protocolli di certificazione e regolamentazione.
Welfare Footprint Framework: una rivoluzione nella misurazione
Cuore della ricerca è il Welfare Footprint Framework (WFF), un innovativo strumento sviluppato dal Center for Welfare Metrics. Questo metodo consente di stimare quanto tempo un animale trascorre in stati di benessere o sofferenza, traducendo esperienze soggettive in dati oggettivi e confrontabili. Proprio come accade con le impronte ambientali o le valutazioni sanitarie nell’uomo.
“Il Welfare Footprint Framework fornisce un approccio rigoroso e trasparente basato sulle evidenze per misurare il benessere animale, e permette decisioni informate su come allocare le risorse per ottenere il massimo impatto”, ha dichiarato il dottor Wladimir Alonso, ideatore del metodo.
La metodologia ha il vantaggio di rendere accessibile e misurabile un concetto soggettivo come il dolore, aprendo nuove prospettive per le politiche pubbliche e gli investimenti in benessere animale.
Impatti concreti: dalle norme ai certificati etici
Secondo gli autori, i risultati dello studio potrebbero avere effetti profondi e duraturi. Le evidenze raccolte rappresentano uno strumento prezioso per chi si occupa di regolamentazione del settore ittico, ma anche per migliorare i criteri delle certificazioni di sostenibilità.
Infine, i dati offrono una guida pratica per orientare gli investimenti pubblici e privati verso le soluzioni più efficaci, garantendo il massimo beneficio per ogni euro speso. In un settore dove il numero di animali coinvolti è impressionante, anche piccoli miglioramenti possono tradursi in un enorme impatto positivo su scala globale.
Fonti: