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ALMA svela il mistero. Osservato per la prima volta il movimento di gas e polveri attorno a una giovane stella: ecco le immagini
Per la prima volta nella storia dell’astronomia, un team internazionale di scienziati ha immortalato il movimento dinamico di spirali di gas e polvere attorno alla stella IM Lup, situata a circa 515 anni luce da noi, nella costellazione del Lupo. L’impresa è stata resa possibile grazie al radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), che si trova sulle Ande cilene ed è considerato il più potente strumento al mondo per osservare le prime fasi della nascita dei pianeti. Le immagini, raccolte nel corso di sette anni di osservazioni, mostrano un fenomeno affascinante: una spirale in movimento che sembra contribuire attivamente alla formazione di nuovi mondi. Non più semplici ipotesi, ma prove visive di un processo che finora era rimasto in gran parte teorico. Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, ha dato vita a una vera e propria sequenza animata che documenta come le spirali cosmiche si muovono nel disco protoplanetario, aprendo una finestra inedita sulla nascita dei sistemi planetari.
ALMA e la sequenza che svela il moto delle spirali
Il radiotelescopio ALMA, frutto di una collaborazione tra ESO, NAOJ e NRAO, ha raccolto quattro diversi set di dati su IM Lup, combinandoli in una sequenza che permette di seguire l’evoluzione delle spirali. Gli scienziati hanno così dimostrato che non si tratta di strutture statiche o casuali, ma di configurazioni in movimento, vere e proprie “onde” che si propagano nel disco. Una delle grandi incognite della ricerca era distinguere se queste spirali fossero conseguenza della presenza di pianeti già formati o se, al contrario, fossero esse stesse il motore della formazione planetaria. Ed è proprio questo il punto di svolta: monitorando il moto nel tempo, i ricercatori hanno escluso l’influenza di corpi planetari già esistenti. Secondo il team guidato da Tomohiro Yoshida, le spirali di IM Lup agiscono come culla gravitazionale, raccogliendo gas e polveri che, progressivamente, possono condensarsi e dare vita a nuovi pianeti. In altre parole, non osserviamo l’effetto collaterale di un pianeta nascente, ma la causa stessa del suo processo di formazione.
Una svolta nello studio delle origini dei mondi
Le spirali protoplanetarie sono state a lungo considerate tracce importanti, ma ambigue, della nascita dei pianeti. Ora, grazie alla conferma dinamica fornita da ALMA, la scienza compie un passo decisivo. Lo studio mostra che le spirali non si limitano a segnalare un processo già avvenuto: sono esse stesse protagoniste nella costruzione dei futuri pianeti. Questo risultato cambia radicalmente l’approccio agli studi sull’evoluzione dei sistemi stellari.
Gli astronomi sottolineano che “possiamo finalmente vedere la formazione planetaria in atto”, un traguardo che fino a pochi anni fa sembrava impossibile. La combinazione tra alta sensibilità degli strumenti e pazienza scientifica, con osservazioni prolungate per oltre un decennio, ha permesso di raggiungere questo obiettivo. Il caso di IM Lup diventa così un laboratorio naturale per capire meglio non solo come nascono i pianeti, ma anche come potrebbe essersi formato il nostro stesso Sistema solare miliardi di anni fa.
Prospettive future e nuovi orizzonti di ricerca
Il lavoro pubblicato su Nature Astronomy non rappresenta un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova stagione. Altri dischi protoplanetari simili a IM Lup potrebbero custodire spirali in movimento, pronte a raccontarci altre storie di nascita planetaria. Gli studiosi hanno già programmato campagne osservative più estese per verificare se questo meccanismo sia comune o se IM Lup costituisca un caso unico.
Grazie alla tecnologia di ALMA e ad altri strumenti di nuova generazione, come il James Webb Space Telescope, sarà possibile integrare osservazioni millimetriche con immagini nell’infrarosso, offrendo una visione ancora più completa. La speranza è arrivare a delineare un modello universale della formazione dei sistemi planetari, capace di spiegare le diversità che osserviamo oggi tra esopianeti, stelle giovani e ambienti stellari.
In definitiva, il moto delle spirali di IM Lup ci ricorda che il cosmo è tutt’altro che statico: è un continuo cantiere in cui polveri e gas, guidati dalla gravità, costruiscono lentamente i mondi di domani.
Fonte:
Nature Astronomy
