Acqua potabile dal mare: l’Italia punta a 1 milione m³ al giorno entro il 2030

Grandi impianti in Sicilia e Puglia e crescita record del +6% annuo: così la dissalazione può cambiare il futuro idrico del Paese

L’Italia accelera sulla dissalazione: la capacità di produzione è proiettata a 1 milione di metri cubi d’acqua al giorno entro il 2030, con un tasso medio di crescita del +6% l’anno, il doppio del volume registrato nel 2010. Il dato arriva dall’analisi di Teha (The European House Ambrosetti) presentata al primo Simposio nazionale sulla dissalazione organizzato a Palermo da Unipa, Aidara e dall’Ordine degli Ingegneri. Lo riporta GreenReport.it, testata con cui GiornaleTecnologico.net collabora, evidenziando come la spinta arrivi dalla combinazione tra crisi idriche e innovazioni tecnologiche. Oggi la fotografia del comparto colloca il Paese tra i primi 30 al mondo per produzione di acqua desalinizzata e già a una capacità stimata di circa 700.000 m³/giorno. In prospettiva, l’aumento pianificato non è solo quantitativo: punta a garantire resilienza nelle aree più esposte a siccità e salinizzazione, sostenendo approvvigionamenti civili e industriali con sistemi più efficienti e meno energivori. In parallelo si attende un’evoluzione del quadro regolatorio, così da accompagnare la crescita con tempi autorizzativi più rapidi e una pianificazione coerente a livello nazionale.

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Italia seconda in Europa: dove siamo e cosa serve

L’Italia è seconda in Europa dopo la Spagna e contribuisce per quasi l’8% alla produzione di acqua dissalata dell’Unione. È un ruolo di rilievo, ma che richiede una strategia chiara sul medio periodo: senza indirizzi nazionali, la crescita rischia di procedere a macchia di leopardo.

Il Decreto siccità (giugno 2023) ha snellito gli iter per costruire impianti, aprendo la strada a interventi più rapidi in risposta a fenomeni idrici estremi. Resta però assente un target nazionale di capacità produttiva: l’ammissibilità dei nuovi impianti è subordinata alla comprovata carenza idrica e all’assenza di fonti idropotabili alternative economicamente sostenibili. Un vincolo che tutela il territorio, ma che richiede programmazione e monitoraggi puntuali per non frenare i progetti strategici.

Cantieri e investimenti: Sicilia e Puglia al centro

Tra marzo e aprile 2025 la Cabina di Regia per la crisi idrica ha classificato come prioritari e urgenti tre dissalatori mobili a Gela, Porto Empedocle e Trapani: 96 l/s complessivi e 110 milioni di euro stanziati dalla Regione Sicilia. Contestualmente è previsto l’ammodernamento e la ristrutturazione del dissalatore di Porto Empedocle, che punta a oltre 30.000 m³/giorno.

Nel prossimo quinquennio sono programmati grandi impianti: Palermo (70.000 m³/giorno, circa 180 mln ), Taranto (>55.000 m³/giorno, 100 mln ) e Brindisi (80.000 m³/giorno, 100 mln ). Si tratta di cantieri che, una volta operativi, potranno stabilizzare gli approvvigionamenti nelle aree più critiche, mitigando i picchi di domanda estiva e sostenendo comparti produttivi ad alto fabbisogno idrico.

Mappa degli impianti e criticità strutturali

Gran parte degli impianti italiani è di piccola taglia: capacità <1.000 m³/giorno. Circa la metà è stata costruita prima del 2000. Questo comporta due urgenze: revamping tecnologico (efficienza energetica, membrane e pretrattamenti più performanti) e affidabilità operativa (riduzione di fermi impianto e perdite).

L’impiego dell’acqua dissalata è oggi sbilanciato sull’industriale (>68% della capacità complessiva), mentre l’uso potabile resta marginale. Il riequilibrio richiederà non solo nuovi impianti in aree costiere, ma anche adeguamenti delle reti di distribuzione, criteri di tariffazione coerenti e una comunicazione trasparente sulla qualità dell’acqua prodotta.

Sul piano ambientale, la priorità è contenere consumi energetici e gestire correttamente i reflui salini (brine). Le soluzioni in campo includono recupero energetico, integrazione con rinnovabili e sistemi di diluizione e dispersione controllata, in linea con le migliori pratiche internazionali. L’obiettivo è coniugare sicurezza idrica e sostenibilità.

Le parole di Teha: iter, priorità, limiti

«Il Decreto siccità ha aperto la strada per l’accelerazione della dissalazione in Italia, che dal 2025 rientra fra le priorità strategiche del Governo», spiega Benedetta Brioschi, partner Teha. «Per favorire la reattività del mercato in un contesto di fenomeni idrici estremi, il decreto prevede uno snellimento dell’iter burocratico associato alla costruzione degli impianti, anche se continua a non essere previsto un target nazionale di capacità produttiva».

Brioschi sottolinea anche i limiti: «L’ammissibilità degli impianti è subordinata alla presenza di una comprovata carenza idrica e all’assenza di fonti idropotabili alternative economicamente sostenibili». Un quadro che spinge a selezionare con attenzione siti e tecnologie, ma che richiede pianificazione per intercettare in tempo la domanda.

Prospettiva: efficienza, resilienza, acqua sicura

La traiettoria tracciata dall’analisi converge su un punto: «A partire dall’efficientamento dell’attuale gestione della risorsa idrica, il potenziamento della capacità nazionale di produzione di acqua dissalata rappresenta una soluzione strategica per risolvere la scarsità idrica in Italia». Il passaggio chiave sarà integrare la dissalazione con riduzione delle perdite di rete, riuso delle acque reflue trattate e stoccaggi intelligenti. Così l’acqua “dal mare” potrà diventare una leva strutturale e non soltanto un paracadute in emergenza.

Fonte:
Entro il 2030 l’Italia dissalerà 1 milione di metri cubi di acqua al giorno

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