Indice
- 1 G scienziati dell’IA abbandonano i giganti tech per una start-up che ha un obiettivo che rivoluzionerà il mondo
- 2 Periodic Labs: la rivolta contro la superintelligenza
- 3 Un progetto con radici nei laboratori dei giganti
- 4 Dalla teoria agli esperimenti: l’IA incontra la materia
- 5 Il nuovo paradigma dell’intelligenza scientifica
- 6 Una “fabbrica” della conoscenza
- 7 L’intelligenza artificiale che fa davvero ricerca
- 8 Un sogno ambizioso ma ancora lontano
- 9 La rivoluzione silenziosa dell’IA scientifica
G scienziati dell’IA abbandonano i giganti tech per una start-up che ha un obiettivo che rivoluzionerà il mondo
Un’onda silenziosa ma potentissima sta scuotendo la Silicon Valley. Più di venti tra i migliori ricercatori di intelligenza artificiale hanno lasciato colossi come OpenAI, Google DeepMind e Meta per unirsi a una misteriosa start-up chiamata Periodic Labs. L’articolo del New York Times racconta una fuga senza precedenti, in cui molti scienziati hanno rinunciato a decine, se non centinaia di milioni di dollari in stock option e stipendi pur di ricominciare da zero.
A guidare l’esodo è Rishabh Agarwal, fino a pochi mesi fa astro nascente di Meta, convinto da Mark Zuckerberg a partecipare al nuovo laboratorio per costruire una “superintelligenza”, una tecnologia capace di eclissare la mente umana. «Il rischio più grande è non rischiare affatto», avrebbe detto Zuckerberg. Ma Agarwal non ha accettato l’invito. Oggi è tra i fondatori di un progetto alternativo che punta a qualcosa di molto più concreto: un’intelligenza capace di accelerare le scoperte scientifiche.
Periodic Labs: la rivolta contro la superintelligenza
Nel giro di poche settimane, l’idea di Agarwal e di altri ex membri dei laboratori più avanzati del mondo è diventata realtà. Periodic Labs nasce come antitesi della corsa alla superintelligenza, con una missione precisa: usare l’IA non per sostituire l’uomo, ma per moltiplicare la capacità umana di scoprire. Uno dei fondatori, Liam Fedus, già membro del team che nel 2022 creò ChatGPT, lo spiega con chiarezza: «L’obiettivo dell’intelligenza artificiale non è automatizzare il lavoro dei colletti bianchi, ma accelerare la scienza».
Un progetto con radici nei laboratori dei giganti
Accanto a lui c’è Ekin Dogus Cubuk, ex ricercatore di Google DeepMind, che ha deciso di lasciare la “NASA dell’intelligenza artificiale” per un progetto più libero. Periodic Labs è partita con oltre 300 milioni di dollari di finanziamenti iniziali dal fondo di venture capital Andreessen Horowitz (a16z) e da altri investitori della Silicon Valley. La base operativa è a San Francisco, ma il nuovo laboratorio nascerà a Menlo Park, dove scienziati e robot lavoreranno fianco a fianco.
Dalla teoria agli esperimenti: l’IA incontra la materia
I fondatori di Periodic Labs sostengono che i chatbot come ChatGPT, per quanto straordinari, abbiano un limite intrinseco: possono leggere e sintetizzare la conoscenza, ma non crearla. Le reti neurali apprendono riconoscendo schemi nel linguaggio, ma la vera scienza nasce dal mondo fisico.
Per questo la start-up vuole costruire un ambiente in cui robot fisici eseguano migliaia di esperimenti e le IA imparino dai risultati. Ogni prova, ogni fallimento, ogni tentativo sarà analizzato in tempo reale dai modelli. Così l’IA potrà imparare la logica della scoperta scientifica e migliorare di iterazione in iterazione.
Come spiega Cubuk: «Non troveremo la scoperta al primo tentativo. Ma ripetendo e migliorando, arriveremo molto più velocemente». L’idea è che, come un modello linguistico impara da miliardi di testi, un modello scientifico possa imparare da milioni di esperimenti fisici, unendo materia, dati e intelligenza artificiale in un unico processo.
Il nuovo paradigma dell’intelligenza scientifica
La visione di Periodic Labs rappresenta un cambio di paradigma rispetto all’attuale direzione dei giganti tecnologici. Mentre OpenAI, Meta e Google inseguono concetti sfuggenti come la Artificial General Intelligence (AGI), Periodic punta su un’applicazione concreta: scoprire nuovi materiali, farmaci e tecnologie.
I loro modelli non si limiteranno a leggere articoli accademici, ma analizzeranno letteratura scientifica, risultati di laboratorio e immagini per trovare correlazioni nascoste. Un robot potrà mescolare diverse polveri, riscaldarle, testare i risultati e ricominciare migliaia di volte, fino a individuare un nuovo superconduttore o una sostanza utile alla medicina.
Una “fabbrica” della conoscenza
In pratica, Periodic Labs sogna una fabbrica della conoscenza, in cui macchine intelligenti e scienziati collaborano. I dati prodotti dai robot diventano nutrimento per i modelli di IA, che a loro volta progettano nuovi esperimenti. È un ciclo continuo di tentativi, fallimenti e scoperte, potenzialmente più rapido di qualsiasi processo umano.
L’intelligenza artificiale che fa davvero ricerca
Il progetto si inserisce in una tendenza più ampia: anche Google DeepMind ha mostrato come l’IA possa rivoluzionare la scienza. Il programma AlphaFold, capace di prevedere la struttura delle proteine, ha contribuito in modo decisivo alla biologia molecolare e valso ai suoi creatori un Premio Nobel.
Per questo, spiega il portavoce di OpenAI, Laurance Fauconnet, «crediamo che l’intelligenza artificiale avanzata possa accelerare i progressi scientifici e che OpenAI sia in una posizione unica per guidare questa strada». Tuttavia, molti ricercatori non condividono più la visione dei colossi, giudicata troppo commerciale o filosofica. Vogliono tornare al laboratorio, dove la scienza si costruisce con la materia, non solo con i dati.
Un sogno ambizioso ma ancora lontano
La sfida di Periodic Labs resta colossale. Creare un sistema in grado di comprendere la scienza sperimentale è enormemente più complesso che addestrare un chatbot. Il processo è lento, costoso e richiede risorse di calcolo immense. Come osserva Oren Etzioni, fondatore dell’Allen Institute for AI: «Risolvertà il cancro in due anni? No. Ma è una scommessa lungimirante, sì». La scommessa è che un domani, grazie a questo approccio, l’IA possa progettare nuovi materiali, catalizzatori, farmaci o tecnologie energetiche in tempi mai visti.
Intanto, il laboratorio sta assumendo fisici, chimici e ingegneri robotici, con un obiettivo chiaro: insegnare all’IA come si fa ricerca nel mondo reale.
La rivoluzione silenziosa dell’IA scientifica
La nascita di Periodic Labs segna una nuova fase nella storia dell’intelligenza artificiale: la transizione dalla parola all’esperimento, dalla fantasia della superintelligenza alla concretezza della scienza.
Per molti ricercatori, questa è la direzione naturale. Dopo anni di hype, serve tornare alla sostanza. Se i giganti tech sognano di creare un dio digitale, Periodic Labs preferisce costruire un assistente scientifico universale, un motore di conoscenza in grado di moltiplicare il progresso umano. In fondo, come dice Liam Fedus, «il vero scopo dell’IA non è pensare al posto nostro, ma aiutarci a scoprire ciò che ancora non sappiamo».
