Indice
- 1 Uno studio pubblicato su Nature rivela che l’aumento delle temperature sta potenziando i geni antibiotico-resistenti nei batteri del suolo: rischi gravi per la salute globale
- 2 L’antibiotico-resistenza nel suolo è una minaccia globale
- 3 Anche pochi gradi in più cambiano il profilo dei batteri
- 4 Cambiamenti climatici e malattie: un legame sottovalutato
Uno studio pubblicato su Nature rivela che l’aumento delle temperature sta potenziando i geni antibiotico-resistenti nei batteri del suolo: rischi gravi per la salute globale
Un nuovo studio internazionale, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, ha lanciato un serio allarme sulla crescente resistenza agli antibiotici nei batteri del suolo, un fenomeno collegato direttamente all’aumento delle temperature globali. Secondo i ricercatori, tra cui il professor David W. Graham del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Durham, l’effetto dei cambiamenti climatici va ben oltre l’ambiente: potrebbe minacciare la salute umana e animale a livello mondiale. I batteri presenti nel suolo, già noti per la loro varietà e adattabilità, stanno diventando più attivi, più resistenti e capaci di sfuggire ai farmaci destinati a distruggerli. Questo accade proprio mentre il pianeta si riscalda, modificando gli equilibri ecologici che finora tenevano sotto controllo la diffusione dei geni di resistenza.
La scoperta è particolarmente significativa perché il suolo rappresenta una delle principali riserve batteriche naturali, capaci di trasferire geni resistenti a microrganismi patogeni per l’uomo e gli animali. La ricerca ha messo in luce una stretta correlazione tra l’innalzamento della temperatura e la comparsa di batteri sempre più resistenti agli antibiotici, capaci di sopravvivere e moltiplicarsi in modo accelerato.
L’antibiotico-resistenza nel suolo è una minaccia globale
L’aumento della resistenza batterica negli ambienti naturali pone una sfida cruciale per la salute pubblica. Molte infezioni che colpiscono l’uomo traggono origine da microrganismi presenti in natura, ha spiegato il professor Graham. In questo contesto, il riscaldamento climatico prolunga la sopravvivenza di batteri potenzialmente pericolosi e apre la strada all’evoluzione di patogeni difficilmente trattabili.
“La maggior parte delle persone non sa che molte infezioni provengono da batteri che hanno origine nell’ambiente naturale”, ha dichiarato Graham.
“Man mano che i batteri del suolo diventano più resistenti, aumenta anche il rischio di infezioni impossibili da curare.”
Per affrontare il problema, gli studiosi invocano l’adozione del paradigma One Health, che considera indivisibile la salute di persone, animali e ambiente. Solo un approccio integrato, dicono i ricercatori, potrà arginare l’avanzare dell’antibiotico-resistenza.

Anche pochi gradi in più cambiano il profilo dei batteri
Uno degli aspetti più inquietanti evidenziati dallo studio riguarda l’impatto anche di modesti aumenti di temperatura. Secondo i dati raccolti, le regioni fredde del pianeta potrebbero diventare veri e propri serbatoi di resistenza batterica, man mano che il clima si fa più mite. I batteri, resistendo più a lungo, potrebbero infatti trasferire i loro geni a specie più dannose.
Utilizzando strumenti di machine learning, i ricercatori hanno anche stimato che entro il 2100, se le emissioni resteranno elevate, il livello globale di geni resistenti agli antibiotici nel suolo (ARGs) potrebbe aumentare fino al 23%. Un incremento che, se confermato, rappresenterebbe un rischio enorme per la medicina moderna e per la capacità di contenere future epidemie.
Cambiamenti climatici e malattie: un legame sottovalutato
L’indagine condotta dal team guidato da Da Lin e David W. Graham conferma previsioni contenute in precedenti rapporti globali: il cambiamento climatico non incide solo su eventi meteorologici, ma anche sulla diffusione delle malattie.
“Questa ricerca dimostra che il clima non cambia solo il tempo, ma anche il modo in cui i batteri evolvono e si diffondono”, ha ribadito Graham.
È quindi necessario ripensare le strategie di prevenzione sanitaria, investendo di più nella ricerca ambientale e nella sorveglianza dei microrganismi presenti nei terreni. I dati raccolti indicano che il tempo per agire è limitato, e le conseguenze di un’azione ritardata potrebbero essere gravi e durature.