Indice
- 1 Una multa da 150 sterline a Londra riaccende il dibattito: anche un gesto apparentemente innocuo può avere effetti ambientali misurabili su fiumi e mari
- 2 Cosa contiene davvero una tazza di caffè
- 3 Il percorso invisibile della caffeina
- 4 Cosa non buttare mai nello scarico
- 5 Alternative sostenibili per lo smaltimento del caffè
- 6 Un gesto minimo per un impatto globale
Una multa da 150 sterline a Londra riaccende il dibattito: anche un gesto apparentemente innocuo può avere effetti ambientali misurabili su fiumi e mari
La vicenda ha avuto inizio a Londra, quando una donna è stata multata con 150 sterline dal Richmond Council per aver versato del caffè in un tombino prima di salire su un autobus. Il provvedimento, poi annullato, ha sollevato un interrogativo inaspettato: gettare caffè negli scarichi è davvero un gesto innocuo? Secondo gli esperti ambientali, la risposta è no. Ogni giorno nel Regno Unito si consumano circa 98 milioni di tazze di caffè, mentre a livello globale il numero raggiunge i 2 miliardi. Se anche una piccola parte di quel liquido finisse nei tombini, le conseguenze per i corsi d’acqua sarebbero tutt’altro che trascurabili.
La caffeina, principale componente del caffè, si comporta infatti come un contaminante emergente: una sostanza che non viene completamente rimossa dagli impianti di depurazione e che, accumulandosi, può alterare gli equilibri degli ecosistemi acquatici. Nel Regno Unito, dove molti centri urbani possiedono sistemi fognari combinati, capaci di convogliare in un unico condotto acque meteoriche e reflue, la dispersione di caffeina può quindi raggiungere fiumi e laghi, specialmente durante periodi di forte pioggia o sovraccarico dei depuratori.
Cosa contiene davvero una tazza di caffè
Un singolo espresso può sembrare irrilevante, ma su scala nazionale la somma diventa consistente. Ogni tazza di caffè contiene centinaia di composti chimici, tra cui zuccheri, proteine del latte, oli, spezie o cacao, oltre alla caffeina stessa. Quest’ultima è particolarmente resistente alla degradazione biologica e rimane attiva per lunghi periodi nell’ambiente, tanto da essere stata rilevata in laghi e fiumi svizzeri già nel 2003. Gli studi più recenti la considerano un marcatore biologico dell’inquinamento urbano: dove c’è caffeina, c’è presenza di scarichi domestici.
Anche il caffè decaffeinato, spesso ritenuto innocuo, contribuisce al problema. Tutte le bevande a base di caffè, infatti, abbassano il pH delle acque e immettono composti organici che, decomponendosi, sottraggono ossigeno all’ambiente acquatico. Questo effetto si amplifica quando i nutrienti del caffè stimolano la crescita di alghe e batteri, causando fenomeni di eutrofizzazione e riduzione della biodiversità in fiumi e laghi.
Il percorso invisibile della caffeina
Secondo numerosi studi, la capacità degli impianti di depurazione di rimuovere la caffeina varia dal 60 al 100%, a seconda della tecnologia utilizzata, della temperatura e della stagione.
Tuttavia, anche una piccola quantità residua può finire in mare attraverso i corsi d’acqua. Durante piogge intense, infatti, i sistemi fognari combinati vengono sovraccaricati e, per evitare allagamenti, parte delle acque reflue viene deviata direttamente nei fiumi.
Così, il caffè che beviamo o scartiamo finisce per viaggiare attraverso l’intero ciclo idrico, fino a raggiungere anche gli ecosistemi più remoti. Una ricerca condotta su 258 fiumi in 104 Paesi ha rilevato tracce di caffeina in oltre la metà dei siti analizzati, compresi campioni prelevati in Antartide.
Gli effetti sono tangibili: concentrazioni anche minime di caffeina possono modificare il metabolismo, la crescita e la mobilità di alghe e larve acquatiche, con potenziali conseguenze sull’intera catena trofica.
Cosa non buttare mai nello scarico
Gli scarichi stradali e domestici fanno parte dello stesso sistema idrico. Qualunque sostanza versata in un tombino può, prima o poi, raggiungere un corso d’acqua o il mare. Gli esperti raccomandano di non gettare mai caffè, fondi di caffè, oli, vernici, detersivi, candeggine, grassi o liquidi da costruzione negli scarichi pubblici. Tutte queste sostanze dovrebbero essere smaltite correttamente attraverso la raccolta differenziata o i centri ecologici comunali. Un principio semplice ma efficace: le fognature servono a drenare l’acqua piovana, non i rifiuti liquidi.
Inoltre, anche gettare il caffè nel lavandino domestico non rappresenta una soluzione migliore. A causa dello stesso sistema combinato, ciò che scorre nel lavandino finisce nello stesso circuito del tombino stradale. E in termini pratici, versare fondi di caffè nel lavello può ostruire le tubature domestiche, causando danni e costi di manutenzione.
Alternative sostenibili per lo smaltimento del caffè
Gli scienziati suggeriscono soluzioni semplici e sostenibili. Ridurre gli sprechi, innanzitutto: preparare solo la quantità di caffè necessaria limita la produzione di residui liquidi. A casa, il caffè avanzato può essere diluito e utilizzato come fertilizzante leggero per piante e ortaggi, purché in quantità moderate. Anche i fondi di caffè possono essere utilizzati nel compost o nel riciclo organico, contribuendo ad arricchire il terreno di sostanze nutrienti. Tuttavia, l’uso eccessivo può avere effetti opposti: un accumulo di caffeina e solidi organici nel suolo può danneggiare la flora e ridurre la capacità del terreno di trattenere ossigeno.
Per chi non dispone di compost o raccolta organica, la soluzione più sicura resta raccogliere il caffè liquido o i fondi in un contenitore e conferirli nei rifiuti solidi. Come ricorda l’articolo, “ciascuno di noi fa parte del sistema idrico e può contribuire alla sua salute semplicemente evitando di buttare il caffè nello scarico.”
Un gesto minimo per un impatto globale
Il caso londinese ha messo in luce una verità scomoda: le abitudini quotidiane incidono in modo diretto sulla qualità delle acque e degli ecosistemi. Anche un gesto apparentemente insignificante come versare il fondo di una tazza di caffè nel tombino può contribuire a un problema globale, amplificato da miliardi di azioni simili.
Fonte:
The Conversation
