Indice
- 1 L’Unione europea vuole guidare l’economia orbitale
- 2 Sicurezza e detriti: come Bruxelles vuole governare il traffico orbitale
- 3 Difesa e cybersicurezza: la resilienza spaziale diventa prioritaria
- 4 Ambiente e regole comuni: la sostenibilità orbitale è ora legge
- 5 La sfida a Elon Musk: tra ritardi europei e urgenza di investimenti
- 6 L’Italia anticipa l’Europa con il suo Space Act nazionale
L’Unione europea vuole guidare l’economia orbitale
Il settore spaziale sta cambiando a una velocità impressionante, e l’Europa non intende restare a guardare. Con il nuovo Space Act, la Commissione Europea punta a guidare la rivoluzione dell’economia spaziale, affrontando sfide cruciali come la sicurezza, la sostenibilità e la resilienza delle infrastrutture in orbita. Come ha dichiarato Andrius Kubilius, commissario Ue per la difesa e lo spazio, “Il ventunesimo secolo sarà il secolo dello spazio. Siamo all’inizio di una rivoluzione spaziale”. La proposta legislativa, ispirata da documenti strategici come il Rapporto Draghi e la Bussola sulla Competitività, mira a ridurre la frammentazione normativa tra gli Stati membri e creare un mercato unico spaziale più efficiente.
In questo contesto, l’Europa intende recuperare terreno nei confronti di colossi privati come SpaceX di Elon Musk, che con Starlink ha già piazzato migliaia di satelliti in orbita bassa. L’obiettivo di Bruxelles non è solo regolamentare, ma anche stimolare investimenti, innovazione e occupazione, contribuendo al rafforzamento geopolitico del continente. La proposta verrà ora sottoposta a Consiglio e Parlamento europeo. Se approvata, entrerà in vigore nel 2030, con applicazione estesa anche a operatori extra-Ue che vogliono offrire servizi in Europa.
Sicurezza e detriti: come Bruxelles vuole governare il traffico orbitale
Sicurezza è il primo dei tre pilastri dello Space Act. Oggi orbitano intorno alla Terra 11mila satelliti, ma entro il prossimo decennio se ne prevedono oltre 50mila. A questi si sommano oltre 128 milioni di detriti che rappresentano un pericolo per infrastrutture vitali. Per questo la Commissione propone strumenti di monitoraggio avanzato, regole di smaltimento obbligatorie e l’imposizione di limiti operativi: ad esempio, i satelliti in orbita terrestre bassa dovranno rientrare entro un anno dalla fine della loro vita utile.
Parallelamente, lo Space Act introdurrà procedure di autorizzazione e registrazione per gli operatori, un database comune, norme di gestione del traffico orbitale e regolamenti speciali per le mega-costellazioni da oltre 100 satelliti e le giga-costellazioni da oltre 1000 veicoli. L’obiettivo? Evitare il collasso dello spazio prossimo alla Terra e garantire una circolazione sicura e prevedibile.
Difesa e cybersicurezza: la resilienza spaziale diventa prioritaria
Il secondo pilastro è la resilienza. In uno scenario geopolitico sempre più complesso, lo Spazio è diventato un teatro strategico. Lo ha ribadito lo stesso Kubilius: “Non può esserci difesa senza spazio”. Oggi le infrastrutture orbitali sono soggette a cyberattacchi, interferenze elettroniche e minacce ibride. Per fronteggiarle, la proposta obbligherà gli operatori a condurre valutazioni di rischio in tutte le fasi operative di una missione, a rispettare standard di sicurezza informatica e a segnalare incidenti.
La norma mira a difendere non solo i satelliti ma anche le stazioni a terra e i collegamenti, perché la perdita di una costellazione potrebbe compromettere navigazione, comunicazioni e gestione delle emergenze. La resilienza diventa così una componente centrale della sovranità digitale europea.
Ambiente e regole comuni: la sostenibilità orbitale è ora legge
La crescita della Space Economy ha un impatto anche sul piano ambientale. Per questo lo Space Act introduce uno standard europeo per calcolare l’impatto ecologico delle attività spaziali. L’obiettivo è chiaro: ridurre emissioni, detriti e materiali pericolosi, introducendo un database condiviso per valutazioni ambientali.
Secondo l’associazione AGU, nel 2022 sono state rilasciate 17 tonnellate di nanoparticelle di alluminio nell’atmosfera. Un problema che potrebbe crescere in modo esponenziale con l’espansione delle mega-costellazioni.
Il problema non è solo ambientale: i debris spaziali rappresentano una minaccia geopolitica ed economica. Con oltre 1,2 milioni di frammenti maggiori di un centimetro, ogni collisione può avere un impatto devastante. “Anche una pallina da ping pong può causare distruzioni enormi”, ha dichiarato Kubilius. Il timore, concreto, è quello dell’effetto Kessler: una cascata incontrollata di collisioni che renderebbe inutilizzabile l’orbita terrestre bassa.
La sfida a Elon Musk: tra ritardi europei e urgenza di investimenti
Nonostante le ambizioni, l’Europa parte in ritardo. Attualmente Starlink ha oltre 7500 satelliti operativi e ne prevede 30mila entro pochi anni. L’UE, invece, punta a lanciare 290 satelliti entro il 2030. Come ha osservato Emmanuel Macron, per rimanere in partita servono investimenti reali. Alcuni europarlamentari chiedono 60 miliardi di euro per il settore spaziale. La Francia ha già mosso un passo, investendo 1,35 miliardi in Eutelsat, diventandone primo azionista.
Il rischio per l’Europa è quello di dipendere da reti private per comunicazioni critiche, come dimostrato dalla minaccia di Musk di spegnere Starlink in Ucraina. La Commissione vuole evitare che un singolo attore privato possa condizionare il futuro geopolitico dell’intero continente.
L’Italia anticipa l’Europa con il suo Space Act nazionale
Nel frattempo, l’Italia ha bruciato i tempi, facendo entrare in vigore il proprio Space Act nazionale. La legge punta a incentivare investimenti privati, impone autorizzazioni obbligatorie da parte del governo e stabilisce l’assicurazione obbligatoria per danni derivanti da attività spaziali. Inoltre, istituisce un registro per oggetti spaziali immatricolati in Italia.
Tuttavia, non mancano le critiche: il rischio di sovrapposizioni normative con il futuro regolamento Ue è concreto. Alcuni osservatori temono anche che la legge italiana possa favorire l’ingresso di Musk in Italia, aggirando standard europei più stringenti.
Kubilius ha rassicurato: “Non ci saranno nuove formalità burocratiche. Le autorizzazioni nazionali continueranno, ma saranno riconosciute in tutta l’Ue”. Un passo avanti verso un sistema spaziale europeo integrato.