Indice
- 1 Scattano le verifiche sui liberi professionisti: come regolarizzare gli errori sugli aiuti di Stato ricevuti nel 2021 ed evitare sanzioni
- 2 Come correggere gli errori nelle dichiarazioni fiscali
- 3 Quando serve restituire l’aiuto ricevuto
- 4 Ravvedimento operoso e vantaggi della regolarizzazione
- 5 Dove trovare le istruzioni ufficiali e i modelli
Scattano le verifiche sui liberi professionisti: come regolarizzare gli errori sugli aiuti di Stato ricevuti nel 2021 ed evitare sanzioni
L’Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova attività di accertamento fiscale rivolta alle Partite IVA che hanno beneficiato di aiuti di Stato durante il periodo d’imposta 2021. Si tratta di una verifica puntuale su eventuali dati errati o incompleti inseriti nelle dichiarazioni fiscali relative a quei contributi pubblici. I soggetti coinvolti stanno ricevendo, tramite domicilio digitale, una lettera di compliance con la quale l’Amministrazione Finanziaria segnala irregolarità nei Modelli Redditi, IRAP o 730. Il provvedimento n. 244832/2025 spiega nel dettaglio come procedere in autonomia per sanare la propria posizione. Si apre così una finestra utile per regolarizzarsi, evitando sanzioni più gravi. L’obiettivo è favorire il ravvedimento operoso, cioè il versamento di sanzioni in forma ridotta a fronte della correzione spontanea degli errori.
Come correggere gli errori nelle dichiarazioni fiscali
Le anomalie più frequenti riguardano l’errato inserimento dei codici degli aiuti di Stato o l’indicazione incompleta di informazioni essenziali come il settore economico, la dimensione d’impresa, il codice ATECO o i riferimenti territoriali (Regione e Comune).
Nel dettaglio, le strade indicate dall’Agenzia delle Entrate sono due:
- Codice 999: se l’aiuto ricevuto è già registrato nella tabella codici, bisogna presentare una dichiarazione integrativa per aggiornare i dati e includere il codice corretto;
- Errori nei dati: nel caso di dati incompleti o sbagliati, è necessaria una nuova dichiarazione in cui si indicano correttamente tutti gli elementi richiesti, inclusi la natura dei costi agevolati.
Quando serve restituire l’aiuto ricevuto
Esistono anche casi in cui l’agevolazione non è stata iscritta nei registri ufficiali (RNA, SIAN, SIPA) nonostante l’assenza di errori formali nella dichiarazione originaria. In queste circostanze, i contribuenti sono comunque tenuti a restituire l’importo ricevuto, comprensivo degli interessi previsti. Non è infatti sufficiente aver compilato la dichiarazione secondo le regole: l’effettiva iscrizione nei registri è condizione necessaria per la validità dell’aiuto ricevuto. Anche in questa ipotesi, tuttavia, resta possibile accedere al ravvedimento operoso, evitando le sanzioni piene.
Ravvedimento operoso e vantaggi della regolarizzazione
Il ravvedimento operoso rappresenta uno strumento essenziale per evitare conseguenze peggiori in caso di irregolarità. Consente infatti di correggere spontaneamente la propria posizione versando sanzioni in misura ridotta. Questa possibilità vale per tutte le situazioni in cui il contribuente, ricevuta la comunicazione dell’Agenzia, decida di sanare gli errori senza attendere ulteriori accertamenti. Il Fisco mira a incentivare l’adempimento collaborativo, puntando su una logica di trasparenza e prevenzione piuttosto che su interventi sanzionatori. I contribuenti che si attivano tempestivamente possono evitare complicazioni ulteriori, agendo con strumenti semplici e già previsti dalla normativa.
Dove trovare le istruzioni ufficiali e i modelli
Tutti i dettagli sulle modalità di regolarizzazione sono riportati nel provvedimento ufficiale dell’Agenzia delle Entrate e nelle sezioni dedicate del sito istituzionale. I modelli aggiornati per le dichiarazioni integrative sono disponibili online, con istruzioni dettagliate. È fondamentale verificare con attenzione la propria posizione e intervenire subito in caso di errore. Chi riceve la comunicazione deve agire in tempi brevi, consultando un commercialista o un consulente fiscale per evitare ulteriori contestazioni. La mancata regolarizzazione può comportare, infatti, la perdita definitiva del beneficio e ulteriori sanzioni.