Eolico, startup italiana trova il modo di riciclare le vecchie pale

Mai più ridotte in pezzi e sotterrate in discariche che occultano la verità sulle rinnovabili. La novità proposta da nlcomp

Dietro le immagini iconiche delle turbine che svettano nei campi e lungo le coste si nasconde una verità poco raccontata: le pale eoliche tradizionali finiscono quasi sempre in discarica o interrate nel suolo. Realizzate in resine termoindurenti non riciclabili, diventano un rifiuto difficile da gestire, lungo oltre 50 metri, che nessun impianto standard è in grado di trattare. La soluzione adottata finora è stata quella di accumularle, tagliarle e sotterrarle. Un destino paradossale per una tecnologia nata per ridurre l’inquinamento. Non a caso Bloomberg ha parlato del “paradosso dell’eolico”: energia verde che lascia dietro di sé rifiuti grigi.

Il problema non è marginale: nel mondo migliaia di turbine stanno arrivando a fine vita, e senza alternative concrete lo smaltimento rischia di trasformarsi in una nuova emergenza ambientale. La contraddizione è lampante: simbolo di sostenibilità, l’eolico rischia di lasciare in eredità un problema più grande di quello che dovrebbe risolvere.

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La svolta dei materiali riciclabili

Negli ultimi anni, tuttavia, la ricerca ha aperto una nuova strada. Compositi riciclabili e resine termoplastiche consentono di produrre pale eoliche pensate per essere smontate e riutilizzate, invece che sepolte. È un cambio di paradigma: progettare un oggetto non più come rifiuto futuro, ma come materiale pronto a rientrare nell’economia circolare.

L’idea è semplice e rivoluzionaria: non più pale destinate a diventare rottami, ma componenti modulari che, una volta dismessi, possano essere trasformati in parti per edilizia, automotive o altri impianti industriali. È un passaggio culturale oltre che tecnologico, che potrebbe eliminare il lato sporco del vento come fonte di energia.

Dal mare all’eolico: l’innovazione italiana

La protagonista di questa rivoluzione è la startup italiana nlcomp, che ha fatto il suo debutto nella nautica con i primi scafi costruiti in resine termoplastiche. Da quell’esperienza in mare è nata una tecnologia oggi applicata anche all’eolico: rComposite, un materiale innovativo progettato per dare una seconda vita alle pale.

Non si tratta di teoria: nlcomp ha già presentato i suoi risultati in contesti internazionali di primo livello. È stata tra i protagonisti della conferenza Wind Blade Materials Innovation and Sustainability di Istanbul ed è stata selezionata come una delle innovazioni più promettenti nel settore energia al JEC Paris 2025, la più importante fiera mondiale dei materiali compositi.

Il motto scelto dall’azienda, “from the sea to industry”, sintetizza il percorso: portare in campo industriale una soluzione nata dal mare, trasformando uno scarto in un’opportunità concreta.

Riciclo certificato e applicazioni oltre l’eolico

Il vantaggio non riguarda solo le turbine. Con rComposite, la startup ha reso possibile un riciclo certificato da DNV secondo la norma ISO 14021, che garantisce disassemblaggio e tracciabilità dei materiali. Inoltre, la produzione in filiera corta europea riduce costi, tempi e soprattutto l’impronta di carbonio.

Il materiale non è confinato al settore eolico. È già utilizzato in comparti come automotive, edilizia e impiantistica industriale, confermando la sua versatilità. Questo significa che i rifiuti di oggi possono diventare le risorse di domani, in un circolo virtuoso che riduce sprechi e inquinamento.

Il concetto di sostenibilità si allarga così oltre l’energia: non basta generare elettricità pulita, bisogna anche garantire che gli strumenti usati per produrla non diventino un fardello.

Investimenti e collaborazioni di alto profilo

La visione di nlcomp ha già attirato l’attenzione degli investitori. La società ha chiuso un round di oltre 600 mila euro, guidato da Samer & Co Shipping, con la partecipazione di CDP Venture Capital e Zest. Una spinta che dimostra come il progetto non sia solo un’idea sostenibile, ma anche una scommessa industriale credibile.

La strategia è quella dell’innovazione aperta. L’azienda collabora con cantieri nautici di prestigio come Cantiere del Pardo e Devoti Sailing, portando la tecnologia a contatto diretto con la produzione. Questo approccio consente di validare il materiale in condizioni reali e di accelerarne la diffusione.

La combinazione tra ricerca, industria e capitali ha trasformato il problema delle pale in discarica in un’opportunità economica capace di generare valore.

Verso un futuro senza pale sepolte

La domanda cruciale è: il settore eolico mondiale sarà pronto ad adottare in massa queste soluzioni? La risposta dipenderà da norme, incentivi e volontà politica. Se le resine termoplastiche diventeranno lo standard, il paradosso dell’eolico potrebbe essere definitivamente superato.

Per ora resta la certezza che la tecnologia esiste e che il futuro delle pale eoliche non deve per forza passare dalle discariche. Come dimostra il caso italiano, il vento può davvero diventare sinonimo di economia circolare e non più di rifiuti nascosti sotto terra.

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