Indice
- 1 L’inedita tecnica di imbalsamazione è stata utilizzata nel XVIII secolo per conservare la salma di Franz Xaver Sidler von Rosenegg, un vicario parrocchiale deceduto nel 1746
- 2 Le analisi scientifiche che hanno svelato l’identità e la tecnica
- 3 Tessuti pregiati e materiali locali usati per la conservazione
- 4 Una perla di vetro, ipotesi di trasporto e pratiche funerarie del tempo
- 5 Il significato storico e scientifico della scoperta
L’inedita tecnica di imbalsamazione è stata utilizzata nel XVIII secolo per conservare la salma di Franz Xaver Sidler von Rosenegg, un vicario parrocchiale deceduto nel 1746
Una scoperta recente ha portato alla luce una delle mummie meglio conservate d’Europa, risalente a oltre 270 anni fa. Il corpo appartiene a Franz Xaver Sidler von Rosenegg, un sacerdote morto nel 1746, sepolto nella cripta della chiesa di St. Thomas am Blasenstein, in Austria. La peculiarità di questa mummia non è solo nella sua straordinaria conservazione, ma nel metodo utilizzato per preservarla: i ricercatori hanno identificato una tecnica di imbalsamazione tramite il retto, probabilmente unica nel suo genere.
Il corpo, in particolare il busto, si è mantenuto quasi integro grazie all’introduzione di trucioli di legno, ramoscelli, tessuti e cloruro di zinco attraverso il canale rettale. Questi materiali hanno svolto una funzione assorbente e disidratante, impedendo la putrefazione interna. Secondo gli archeologi, si tratta del primo caso documentato di questa tecnica di mummificazione, che potrebbe essere stata impiegata anche altrove senza lasciare tracce visibili.
Le analisi scientifiche che hanno svelato l’identità e la tecnica
Un team internazionale, guidato dal prof. Andreas Nerlich della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco, ha effettuato un’ampia serie di indagini sul corpo.
“L’insolita mummia ben conservata nella cripta della chiesa di St. Thomas am Blasenstein è il cadavere di un vicario locale, Franz Xaver Sidler von Rosenegg, morto nel 1746”, ha dichiarato Nerlich.
Le analisi hanno incluso tomografie computerizzate, datazione al radiocarbonio e test chimici, che hanno confermato sia l’identità che il periodo di morte (tra il 1734 e il 1780), oltre a indicare che il sacerdote morì tra i 35 e i 45 anni.
Sono emerse anche informazioni sulla sua dieta, salute e stile di vita, in linea con quanto riportato nei documenti storici.
Tessuti pregiati e materiali locali usati per la conservazione
La cavità addominale e pelvica del sacerdote era stata riempita dall’interno con una miscela di elementi naturali: trucioli di abete e abete rosso, piccoli ramoscelli, frammenti di tessuti in lino, canapa e lino grezzo.
Tra questi è stata trovata anche una stoffa in cotone decorata con un motivo floreale e un frammento di seta, probabilmente appartenenti agli indumenti del defunto.
È stata rilevata anche la presenza di cloruro di zinco, una sostanza nota per le sue proprietà disidratanti. Questo composto chimico avrebbe contribuito in modo decisivo alla perfetta essiccazione interna del cadavere.
“Il nostro studio ha rivelato che l’eccellente stato di conservazione è stato ottenuto grazie a un tipo inusuale di imbalsamazione, realizzato inserendo materiali nella cavità addominale attraverso il retto, e con l’uso di cloruro di zinco per l’essiccazione interna”, ha spiegato Nerlich.
Una perla di vetro, ipotesi di trasporto e pratiche funerarie del tempo
Durante le indagini è stato trovato anche un oggetto inaspettato: una piccola sfera di vetro con un foro centrale, rinvenuta nella zona pelvica. Secondo i ricercatori, si tratterebbe probabilmente di una perla caduta all’interno del corpo durante l’imbalsamazione.
Resta ignoto il motivo preciso per cui si sia ricorso a questa tecnica. Nerlich ha affermato: “Abbiamo alcune fonti scritte secondo cui i cadaveri venivano ‘preparati’ per il trasporto o per una prolungata esposizione dei defunti – anche se nessuna di esse fornisce descrizioni dettagliate”.
Una delle ipotesi è che il sacerdote fosse destinato a essere trasportato verso un’abbazia di origine o un altro luogo, ma che il viaggio non sia mai stato completato.
Il significato storico e scientifico della scoperta
Questa mummia offre uno spaccato unico sulle pratiche funerarie del XVIII secolo in un contesto rurale dell’Europa centrale.
L’imbalsamazione tramite il retto potrebbe essere stata una soluzione pratica e discreta, non documentata fino ad oggi proprio perché raramente ha prodotto corpi così ben conservati.
Questa scoperta dimostra come anche un piccolo dettaglio – come un metodo alternativo di disseccamento – possa contribuire in modo significativo alla conservazione post mortem e offrire nuovi spunti per l’archeologia forense.