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Un nuovo dispositivo sviluppato in Europa utilizza la spettroscopia Raman e un modello pre-addestrato per ridurre drasticamente i tempi di calibrazione nella misurazione non invasiva della glicemia
Un team internazionale di ricercatori danesi e tedeschi ha messo a punto un innovativo sistema per il monitoraggio della glicemia che potrebbe rivoluzionare la vita dei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Il dispositivo si basa su un sistema di spettroscopia Raman, una tecnica ottica che analizza la composizione chimica della pelle senza bisogno di prelievi di sangue. A renderlo particolarmente interessante è l’uso di un modello di calibrazione pre-addestrato, che consente di ottenere risultati precisi in appena due giorni anziché dopo settimane, come avviene con le tecnologie simili attualmente in uso.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports e ha coinvolto 50 volontari affetti da diabete di tipo 2. Il nuovo approccio si basa su solo 10 misurazioni iniziali per avviare il sistema, che poi è in grado di monitorare la glicemia con un’accuratezza ritenuta promettente, senza bisogno di prelievi invasivi. Il team, guidato dai ricercatori di RSP Systems in Danimarca, ha collaborato con esperti dell’Institute for Diabetes Technology e dell’Università di Monaco.
La tecnologia Raman al servizio dei pazienti diabetici
Il diabete di tipo 2 è in forte aumento in tutto il mondo, alimentato soprattutto da diete ricche di grassi e zuccheri e da uno stile di vita sedentario. Le tecnologie di misurazione non invasive della glicemia sono considerate da anni una priorità per semplificare la gestione della malattia.
Il metodo tradizionale, basato sulla puntura del dito, è ancora oggi lo standard: un piccolo prelievo di sangue viene analizzato da un apparecchio portatile. Ma questa tecnica è dolorosa e fastidiosa, soprattutto quando viene ripetuta più volte al giorno, provocando cicatrici e calli sulle dita.
Dalle difficoltà tecniche alla svolta con l’IA
Negli anni scorsi, diversi prototipi di dispositivi Raman per la misurazione della glicemia erano stati frenati da problemi di rapporto segnale/rumore e di specificità del glucosio. Un altro ostacolo era rappresentato dai lunghi tempi di calibrazione iniziale, necessari per adattare il sensore a ciascun paziente.
Lo studio recente ha dimostrato che, grazie a un modello di calibrazione pre-addestrato, è possibile ridurre drasticamente questi tempi, passando da diverse settimane a soli due giorni. Il tutto con appena dieci misurazioni individuali.
Test clinici positivi e prospettive di miniaturizzazione
I test clinici hanno evidenziato una buona accuratezza complessiva dei dati raccolti con il nuovo sensore, se confrontati con quelli ottenuti tramite i metodi convenzionali. I ricercatori si dicono incoraggiati: “Il nostro sistema ha mostrato livelli di precisione incoraggianti rispetto agli strumenti di monitoraggio glicemico tradizionali”.
L’obiettivo è ora quello di perfezionare il dispositivo rendendolo ancora più compatto e indossabile, così da garantire un monitoraggio continuo e confortevole. “Continueremo a migliorare il sistema per renderlo completamente portatile e adatto all’uso quotidiano”, spiegano i ricercatori.
Le implicazioni per milioni di persone
Una soluzione non invasiva, indossabile e precisa rappresenterebbe un enorme passo avanti per le milioni di persone che ogni giorno devono convivere con il diabete. Il progetto apre nuove possibilità anche per strategie terapeutiche personalizzate, grazie al monitoraggio costante e in tempo reale dei valori glicemici.