Uno studio rivela che i feti esposti a livelli più elevati di microplastiche potrebbero essere a rischio di parto pretermine
Le microplastiche sono ormai presenti ovunque. Dalle profondità oceaniche alle vette più alte, e persino in Antartide. Piccolissime e praticamente “invisibili” a occhio nudo, finiscono inevitabilmente anche nel cibo che mangiamo e nell’aria che respiriamo. E sono tantissimi gli studi che, nel corso degli anni, hanno dimostrato che l’esposizione a questi inquinanti possono avere effetti negativi sulla salute umana e sull’ecosistema. Ma una nuova ricerca getta luce su un’ulteriore preoccupazione: la presenza di microplastiche nelle placente umane potrebbe essere collegata al rischio di parto prematuro.
Gli scienziati hanno analizzato 175 placente, distinguendo tra 100 provenienti da gravidanze a termine e 75 da gravidanze interrotte prima della 37ª settimana. La scoperta ha suscitato allarme: nei casi di parto pretermine, la concentrazione di microplastiche era significativamente più elevata rispetto a quelle rilevate nelle placente di neonati nati a termine.
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Uno studio all’avanguardia sulle microplastiche
Utilizzando strumenti di spettrometria di massa ad alta precisione, i ricercatori hanno individuato livelli di microplastiche molto più alti di quanto rilevato in precedenti studi sul sangue umano. Questo suggerisce che la placenta potrebbe fungere da accumulatore di queste particelle, con un impatto ancora sconosciuto sul feto e sullo sviluppo prenatale.
Il dottor Enrico R. Barrozo, docente presso il dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Baylor College of Medicine, ha commentato il dato più sorprendente dello studio:
“Ci saremmo aspettati di trovare più plastica nelle gravidanze a termine, visto il maggiore tempo di esposizione. Ma è accaduto l’opposto: le placente dei neonati pretermine contenevano una quantità più alta di microplastiche. Questo suggerisce che l’accumulo plastico potrebbe non essere solo un effetto collaterale dell’esposizione ambientale, ma un fattore attivo nel parto pretermine”.
Quali sono i rischi per la salute fetale?
L’ipotesi dei ricercatori è che le microplastiche possano alterare il normale funzionamento della placenta, portando a infiammazioni o interferenze nei processi di trasporto dei nutrienti. Le conseguenze potrebbero includere una crescita fetale alterata e un maggiore rischio di nascita prematura.
Le microplastiche individuate appartenevano a diversi polimeri, tra cui:
- Polietilene, comunemente usato in imballaggi e bottiglie
- Polipropilene, presente in tessuti sintetici e contenitori per alimenti
- Polistirene, utilizzato per realizzare bicchieri e posate monouso
Se queste particelle sono in grado di attraversare la barriera placentare e raggiungere il feto, potrebbero aprire scenari inediti sulle conseguenze dell’inquinamento plastico sulla salute neonatale.
Un problema in crescita: nuove ricerche in corso
Questo studio si aggiunge a un numero crescente di ricerche che suggeriscono che le microplastiche non siano solo contaminanti ambientali, ma possano influenzare direttamente la salute umana. I ricercatori ora intendono approfondire diversi aspetti:
- Determinare se alcune tipologie di plastica siano più pericolose di altre
- Verificare come l’esposizione materna alla plastica influenzi la funzione placentare
- Capire se esiste una soglia di sicurezza per l’accumulo di microplastiche nel corpo umano
Secondo la dottoressa Kjersti Aagaard, specialista in medicina materno-fetale e autrice senior dello studio, il legame tra esposizione plastica e salute è un’area di ricerca cruciale.
“Se davvero l’accumulo di microplastiche nella placenta è legato al parto prematuro, sarà necessario ripensare radicalmente il nostro rapporto con la plastica e l’impatto che questa ha sulla nostra salute già prima della nascita”.
Una minaccia invisibile?
Le microplastiche non sono più solo un problema ambientale. Il loro impatto sulla salute umana sta emergendo in modo sempre più evidente. Se questa ricerca verrà confermata da ulteriori studi, potrebbe rappresentare una svolta nelle politiche di riduzione della plastica e nelle strategie di tutela della salute materno-fetale.
“Se persino la placenta è contaminata dalla plastica, nessuno può dirsi davvero al sicuro,” ha dichiarato un membro del team di ricerca.
Con il continuo aumento della produzione plastica globale, la questione diventa sempre più urgente: è tempo di chiedersi quali misure adottare per limitare il rischio di esposizione, soprattutto nelle fasi più delicate della vita umana.