La fisica quantistica decide il nostro futuro

È invisibile, incomprensibile eppure regola ogni aspetto della vita moderna: dalla luce che ci illumina ai computer che usiamo

Penso si possa tranquillamente affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica”. Così, nel 1965, il fisico Richard Feynman, premio Nobel e genio irriverente, descriveva una teoria che continua a mettere in crisi anche gli scienziati di oggi. Non era un eccesso di modestia, ma la constatazione di un fatto: la meccanica quantistica non segue le regole del buon senso. È il linguaggio segreto dell’universo microscopico, dove le leggi della fisica “classica” smettono di funzionare.

Quest’anno il Premio Nobel per la Fisica 2025 è andato a John Clarke, Michel H. Devoret e John M. Martinis, tre pionieri che hanno dedicato la loro vita a studiare proprio questo mondo invisibile. Un riconoscimento che segna una svolta, perché la stessa teoria che Feynman definì indecifrabile oggi è la chiave del futuro tecnologico dell’umanità.

Nel regno quantistico, tutto è possibile: una particella può trovarsi in più luoghi contemporaneamente, scomparire attraverso una barriera o influenzare un’altra istantaneamente, anche se si trova a miliardi di chilometri. È un universo di paradossi, probabilità e sorprese, ma è anche il motore segreto della rivoluzione tecnologica in corso.

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Dalla scoperta di Planck al mondo dell’impossibile

Tutto ebbe inizio nel 1900, quando il fisico tedesco Max Planck capì che l’energia non fluisce in modo continuo come un fiume, ma a “scalini”: pacchetti discreti chiamati quanti. Questa intuizione cambiò per sempre la fisica. Planck vinse il Nobel nel 1918 e aprì la porta a una nuova comprensione della realtà: il mondo microscopico non è fatto di continuità, ma di salti.

Da allora, ogni certezza è crollata. Le particelle si comportano a volte come onde e a volte come oggetti solidi. Dipende da come le osserviamo. L’esperimento della doppia fenditura lo dimostrò: quando un fascio di elettroni attraversa due aperture, produce un disegno di interferenze tipico delle onde. Ma se qualcuno osserva l’esperimento, gli elettroni “si accorgono” e si comportano da particelle.

È come se la realtà esistesse solo quando qualcuno la guarda. Una visione che mette in crisi la nostra idea di oggettività e che Einstein, pur contribuendo alla teoria, trovava “inquietante”. “Dio non gioca a dadi con l’universo”, disse. La meccanica quantistica, invece, sembra proprio farlo.

Heisenberg, Schrödinger e il limite della conoscenza

Nel 1927 Werner Heisenberg formulò il suo principio di indeterminazione: non possiamo sapere contemporaneamente posizione e velocità di una particella con precisione assoluta. Più conosciamo una grandezza, meno sappiamo dell’altra. È un limite intrinseco, non un errore di misura.

Questa incertezza si riflette nel concetto di sovrapposizione: finché non la osserviamo, una particella esiste in più stati contemporaneamente. Solo quando la misuriamo, “sceglie” un risultato. Da qui nasce il celebre paradosso del gatto di Schrödinger: un animale chiuso in una scatola che è vivo e morto allo stesso tempo fino a quando non la apriamo.

Un esempio assurdo ma potentissimo: nel mondo quantistico, realtà e osservazione sono inseparabili. È come se la natura avesse un lato “cosciente”, capace di rispondere alla nostra attenzione.

Tunnel, intrecci e teletrasporto: i superpoteri della natura

La meccanica quantistica non è solo filosofia. I suoi effetti si toccano con mano. Uno di questi è il cosiddetto effetto tunnel: le particelle possono attraversare barriere energetiche come se fossero fantasmi. Questo spiega fenomeni naturali come il decadimento radioattivo, ma anche processi vitali come la fotosintesi.

Ancora più incredibile è l’entanglement, o “intreccio quantistico”. Due particelle possono restare connesse per sempre, come gemelle telepatiche. Quando si misura una, l’altra reagisce istantaneamente, anche se si trova a milioni di chilometri. Einstein lo definì “un’azione spettrale a distanza”, ma oggi è una realtà sperimentale verificata in laboratorio. Da questo principio nasce il teletrasporto quantistico, non di oggetti fisici ma di informazioni: lo stato quantico di una particella può essere trasferito su un’altra, generando una copia perfetta dell’originale. È la base delle future reti di comunicazione sicure e dei computer del futuro.

Dal Nobel alla vita quotidiana: la seconda rivoluzione quantistica

Chi pensa che la meccanica quantistica sia solo teoria si sbaglia. Laser, risonanze magnetiche, transistor, chip, smartphone: ogni dispositivo moderno funziona grazie ai suoi principi. Ogni volta che accendiamo una lampadina o inviamo un messaggio, mettiamo in moto fenomeni quantistici. Ma ciò che si prepara ora è una nuova era. I computer classici si basano sui bit, che possono essere 0 o 1. I computer quantistici usano i qubit, capaci di essere 0 e 1 contemporaneamente grazie alla sovrapposizione degli stati. Questa proprietà, combinata con l’entanglement, promette calcoli infinitamente più veloci e potenti.

Gli scienziati la chiamano già “seconda rivoluzione quantistica”: un passaggio storico che cambierà la medicina, la crittografia, l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati. Forse non capiremo mai davvero come funziona la meccanica quantistica — ma di certo, è lei che sta cominciando a capire noi.

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