Indice
- 1 Nuove analisi dei rover rivelano siderite e rocce vulcaniche: Marte avrebbe avuto un ciclo del carbonio e vulcani attivi
- 2 Siderite nel cratere Gale: la prova di un’atmosfera ricca di CO₂
- 3 Un ciclo del carbonio alterato
- 4 Perseverance scopre tracce di intensa attività vulcanica
- 5 L’analisi dei campioni riportati a Terra
Nuove analisi dei rover rivelano siderite e rocce vulcaniche: Marte avrebbe avuto un ciclo del carbonio e vulcani attivi
Nuove scoperte da Marte riaccendono il dibattito sull’antica abitabilità del pianeta rosso. Due studi pubblicati su Science e Science Advances presentano risultati straordinari ottenuti dai rover Curiosity e Perseverance, svelando tracce di siderite, trachibasalto e trachiandesite. I dati raccolti indicano che miliardi di anni fa Marte poteva contare su un’atmosfera ricca di anidride carbonica e su un’attività vulcanica intensa, condizioni che avrebbero potuto favorire lo sviluppo della vita.
La scoperta di depositi di siderite nel cratere Gale da parte di Curiosity, e quella di rocce vulcaniche complesse nel cratere Jezero analizzate da Perseverance, offrono nuovi indizi su come Marte sia passato da un mondo caldo e umido a quello freddo e arido che conosciamo oggi. Gli studiosi ipotizzano che il ciclo del carbonio su Marte, sebbene inizialmente attivo, si sia poi sbilanciato, contribuendo al collasso climatico del pianeta.
Siderite nel cratere Gale: la prova di un’atmosfera ricca di CO₂
Nel cratere Gale, Curiosity ha individuato vasti depositi di siderite in tre dei quattro campioni perforati tra il 2022 e il 2023, denominati Tapo caparo, Ubajara e Sequoia. Grazie allo strumento CheMin, i ricercatori hanno rilevato una concentrazione di siderite compresa tra il 5% e il 10% in peso. Questi dati, confermati anche dalle analisi del Sample Analysis at Mars (SAM), testimoniano interazioni avvenute tra atmosfera, acqua e roccia.
Secondo Benjamin Tutolo, geochimico dell’Università di Calgary e autore principale dello studio, «la scoperta di grandi depositi di carbonio nel cratere Gale rappresenta una svolta nella nostra comprensione dell’evoluzione geologica e atmosferica di Marte». Le reazioni chimiche tra anidride carbonica, acqua e minerali avrebbero innescato un ciclo attivo del carbonio, simile a quello terrestre nelle fasi primordiali.
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Un ciclo del carbonio alterato
I ricercatori ipotizzano che, nel tempo, la siderite abbia sequestrato più carbonio di quanto ne venisse rilasciato, causando un squilibrio. Questo processo avrebbe ridotto progressivamente la quantità di CO₂ disponibile in atmosfera, favorendo il raffreddamento globale e trasformando Marte in un mondo arido e inospitale.
La scoperta dei depositi di carbonato, secondo Tutolo, «ci dice che il pianeta era abitabile e che i modelli di abitabilità sono corretti». Tuttavia, aggiunge, «quando l’anidride carbonica che riscaldava il pianeta ha iniziato a precipitare sotto forma di siderite, ciò ha probabilmente compromesso la capacità di Marte di rimanere caldo».
Perseverance scopre tracce di intensa attività vulcanica
Parallelamente, lo studio guidato dalla Texas A&M University ha analizzato campioni raccolti da Perseverance nel cratere Jezero, identificando due tipi distinti di rocce vulcaniche: trachibasalto e trachiandesite. Le prime, ricche di ferro e magnesio, contengono pirosseno e plagioclasio; le seconde, più chiare, mostrano alte concentrazioni di potassio.
Attraverso modellizzazioni sperimentali, gli scienziati hanno dedotto che tali composizioni derivano da cristallizzazione frazionata e assimilazione crostale. Come spiegato da Michael Tice, geologo della Texas A&M University, «i processi che osserviamo qui – cristallizzazione frazionata e assimilazione crostale – sulla Terra sono tipici dei sistemi vulcanici attivi», suggerendo che Marte abbia vissuto una fase di prolungata attività magmatica.
L’analisi dei campioni riportati a Terra
Le rocce analizzate dai rover contengono preziosi indizi sugli ambienti passati di Marte, che potranno essere studiati in modo ancora più approfondito una volta riportati sulla Terra. «Quando, una volta riportate a Terra, potremo analizzare queste rocce con strumenti di laboratorio, saremo in grado di porre domande molto più dettagliate sulla loro storia e sull’eventuale presenza di firme biologiche», ha sottolineato Tice.
Le scoperte dei due studi rafforzano l’idea che Marte abbia avuto condizioni favorevoli alla vita per un periodo significativo della sua storia geologica. Un’atmosfera densa di CO₂, un ciclo del carbonio attivo e un’intensa attività vulcanica potrebbero aver reso possibile, almeno temporaneamente, la presenza di forme di vita.
Fonte:
Science
Carbonates identified by the Curiosity rover indicate a carbon cycle operated on ancient Mars