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Lo smartphone più leggero della storia di Apple diventa un macigno con conseguenze economiche incalcolabili
C’era un tempo in cui “più sottile” voleva dire “più desiderabile”. Era la filosofia di design che aveva fatto la fortuna di Cupertino, fino all’arrivo di un esperimento tanto raffinato quanto fragile: iPhone Air, il modello più sottile e leggero mai creato da Apple. Presentato a settembre, con i classici toni trionfali tipici della casa, doveva essere il simbolo di una nuova eleganza hi-tech. Ma a poche settimane dal lancio, quella che doveva essere la punta di diamante della linea, si è trasformata in un peso morto commerciale.
Secondo l’analista Ming-Chi Kuo, le vendite sono state così deludenti da costringere Apple a tagliare la produzione dell’80 per cento entro il primo trimestre del 2026. Un crollo verticale che coinvolge anche la filiera: diversi componenti interni saranno dismessi entro la fine del 2025, segno che il progetto è destinato a una rapida archiviazione. Le stime parlano chiaro: iPhone Air rappresenta meno del 3 % delle vendite totali dei nuovi modelli Apple dal giorno del debutto, il 19 settembre.
Insomma, il futuro ultraleggero degli smartphone si è sgonfiato in fretta. Il mercato ha scelto la sostanza: fotocamere più potenti, autonomia maggiore, processori più efficienti. E ha lasciato cadere nel vuoto quella che doveva essere la più “leggera” delle rivoluzioni.
Gli utenti restano fedeli ai modelli principali
Non è la prima volta che Apple inciampa inseguendo nicchie di mercato. Prima dell’Air ci avevano provato gli iPhone Mini e i Plus, entrambi incapaci di trovare un pubblico stabile. L’aria rarefatta dei prodotti “di mezzo” sembra non attecchire mai: chi compra Apple vuole l’iPhone vero, quello al centro della linea, riconoscibile e completo.
E i numeri lo confermano. Secondo Nikkei Asia, le vendite di iPhone 17 base sono cresciute del 31 % rispetto alla serie 16, grazie a un mix perfetto tra prezzo e prestazioni. Il merito è del display ProMotion a 120 Hz, della doppia fotocamera da 48 MP e del nuovo chip più efficiente. Per compensare il fallimento dell’Air, Cupertino avrebbe già incrementato la produzione del 17 di circa 5 milioni di unità. Insomma, mentre l’Air evapora, i modelli “solidi” volano.
L’errore strategico: la leggerezza non basta
Il problema non è tecnico: l’iPhone Air è un gioiello di ingegneria, nato da un presupposto sbagliato. Apple ha puntato sull’idea che la sottigliezza fosse un valore assoluto, ignorando per l’ennesima volta ciò che il pubblico desidera: autonomia, resistenza e praticità. La batteria ridotta, il prezzo elevato e l’assenza di vere novità hanno reso l’iPhone Air un oggetto bello da vedere (e forse da conservare nella speranza possa in futuro acquistare un valore per i collezionisti) ma poco convincente. E così, il modello che doveva ridefinire lo stile di Apple è diventato una nota stonata.
Apple guarda già oltre: in arrivo l’iPhone pieghevole
Se l’Air è stato un passo falso, Cupertino non si ferma. Le indiscrezioni parlano di un progetto ben più ambizioso: il primo iPhone pieghevole, atteso per il 2026. Non certo una novità sul mercato. Apple non traccia più il sentiero ma insegue in competitor. Il suo futuro dispositivo pieghevole infatti è destinato a sfidare i Galaxy Fold di Samsung.
Secondo le fonti interne, il nuovo modello sarà il banco di prova per una generazione di iPhone più flessibili, fisicamente e concettualmente. L’idea è quella di unire design e funzionalità, evitando gli errori dell’Air: non più l’ossessione per lo spessore, ma il ritorno alla concretezza. D’altra parte, anche nei momenti difficili, Apple ha una dote che pochi altri possiedono: la capacità di trasformare i fallimenti in punti di svolta.
Un flop che pesa più del previsto
Il destino dell’iPhone Air è ormai segnato, ma il suo significato va oltre il mero insuccesso commerciale. Il “più leggero di sempre” si è rivelato, paradossalmente, un peso per la stessa Apple, che ora deve riallineare strategie, forniture e marketing. Ma a Cupertino sanno come rialzarsi: ogni volta che sembrano in affanno, sfornano un’idea capace di riscrivere le regole. Forse, dietro il crollo dell’Air, sta già nascendo la prossima rivoluzione.
