A Pechino si cambia strategia e gli Usa rischiano di perdere ancor prima dell’inizio della vera sfida
La corsa globale alla guida autonoma subisce un brusco rallentamento in Cina. Mentre le promesse futuristiche delle auto senza conducente tardano a concretizzarsi, Pechino sceglie una strategia diversa dagli Stati Uniti, introducendo una regolamentazione molto più restrittiva. Il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology cinese ha infatti presentato un nuovo pacchetto normativo che punta a disciplinare in modo rigoroso l’uso dei sistemi di guida automatizzata. Una mossa che sembra mettere un freno all’adozione rapida di queste tecnologie, ma che allo stesso tempo potrebbe rappresentare un vantaggio competitivo nel lungo periodo.
A differenza degli USA – dove molti investitori privati si sono già ritirati, scoraggiati dai risultati inferiori alle attese – la Cina non sembra intenzionata a “correre a ogni costo”. Anzi, con queste nuove norme, alcune delle quali paragonabili per severità a quelle dell’Unione Europea, Pechino intende evitare incidenti, disinformazione e una deregolamentazione dannosa. Secondo diversi osservatori, potrebbe trattarsi di una “strategia consapevole di consolidamento” più che di un vero rallentamento.
Regole più rigide per la sicurezza di veicoli e utenti
Le nuove disposizioni stabiliscono che i sistemi di monitoraggio del conducente non possano essere disattivati. Devono rilevare se il guidatore stacca le mani dal volante, e se ciò dura più di 60 secondi, il veicolo è obbligato ad attivare misure di sicurezza automatizzate, come il rallentamento, l’accensione delle luci d’emergenza o l’accostamento.
Inoltre, le campagne pubblicitarie non potranno più utilizzare espressioni come “guida autonoma” o “guida intelligente”. Il termine accettato è solo “guida assistita”, e le aziende dovranno attenersi rigorosamente alla classificazione dei livelli di automazione. L’obiettivo è chiaro: evitare che gli utenti credano di essere al volante di un’auto totalmente autonoma, inducendoli a distrazioni potenzialmente fatali.
Aggiornamenti software sotto controllo governativo
Un’altra novità riguarda gli aggiornamenti delle auto smart. Spesso, infatti, le modifiche software – pensate per migliorare i veicoli – causano bug o difetti imprevisti, rendendo l’auto diversa da quella certificata al momento dell’immissione sul mercato.
Per questo motivo, in Cina ogni aggiornamento dovrà passare attraverso una procedura di validazione ufficiale, analoga a quella dei richiami. L’approvazione spetterà all’Amministrazione Statale per la Regolamentazione del Mercato. Una normativa molto più rigida di quella americana, dove l’NHTSA può intervenire solo ex post, senza controlli preliminari sistematici.
Basta test “in stile Silicon Valley”
Il governo cinese mira a superare l’approccio sperimentale tipico delle big tech statunitensi. Invece di rilasciare versioni beta su larga scala per testare sul campo le reazioni degli utenti, la Cina chiede controlli rigorosi prima della diffusione. “I test pubblici, che si tratti di migliaia o decine di migliaia di automobilisti, devono passare attraverso canali di approvazione ufficiali”, chiarisce il ministero.
Questa svolta normativa costringerà i produttori a seguire iter più lenti e complessi, con maggiori controlli e autorizzazioni. Tuttavia, secondo alcuni analisti, Pechino potrebbe permettersi di rallentare, perché oggi si trova già in una posizione di vantaggio tecnologico rispetto agli USA.
Byd e DeepSeek: la Cina avanza sul fronte software
A rafforzare il primato asiatico contribuiscono partnership strategiche come quella tra Byd e DeepSeek, una promettente realtà dell’intelligenza artificiale in Cina, considerata l’equivalente locale di OpenAI.
Con questa alleanza, il gigante Byd – già capace di superare Tesla per volumi di produzione – potrebbe presto competere anche sul fronte software, tradizionalmente dominato dall’azienda di Elon Musk. Non a caso, molte case automobilistiche europee, soprattutto tedesche, iniziano a scegliere il software “made in China” per l’elettronica di bordo.
Gli Stati Uniti rischiano l’autoesclusione dalla corsa
Negli Stati Uniti, le tensioni politiche stanno diventando un ostacolo. I dazi imposti durante l’era Trump limitano l’accesso a software e componenti cinesi, penalizzando le aziende statunitensi più esposte su quei mercati.
In particolare, Tesla rischia di vedere bloccati i suoi robotaxi, ancora fortemente dipendenti da fornitori asiatici. Nonostante la sua forza economica e capacità di investimento in ricerca e sviluppo, l’azienda texana si trova ora sotto pressione, anche a causa del declino di Cruise, la controllata General Motors, che ha abbandonato la corsa alla guida autonoma.
Il Dragone si prepara a guidare il futuro
Mentre gli USA rallentano e l’Europa osserva con cautela, la Cina punta a diventare il fulcro globale della nuova mobilità intelligente. Con una regolamentazione più severa ma strutturata, e con una rete di imprese ad alta innovazione, Pechino potrebbe presto dettare gli standard tecnologici internazionali, anziché subirli.
Il rallentamento normativo, quindi, non appare come un segnale di debolezza, ma come una strategia per consolidare un dominio già in atto: meno sperimentazioni azzardate e più controllo sui dati, sulla sicurezza e sull’evoluzione del settore.