Uno studio del WWF rilancia il valore gastronomico del granchio blu, trasformando una specie invasiva in risorsa per ambiente e pescatori
Ha conquistato le acque dell’Alto Adriatico e da tempo è presente anche sulle bancarelle delle pescherie italiane. Il granchio blu, crostaceo originario dell’Atlantico, è oggi al centro di un’analisi pubblicata da GreenReport.it, che rilancia i risultati di uno studio condotto dal WWF Italia. Non più soltanto un invasore da combattere, ma una possibile risorsa gastronomica e una leva per rilanciare l’economia costiera. A Chioggia e in altre zone dell’Adriatico, i piccoli pescatori convivono con la sua presenza ormai stabile e si trovano di fronte a una scelta: continuare a subirne l’impatto o trasformarlo in opportunità. Secondo il WWF, è tempo di cambiare paradigma e adattare anche le nostre abitudini alimentari a un ecosistema che evolve. In gioco ci sono la salute del mare, la sopravvivenza della piccola pesca e la costruzione di una filiera più sostenibile e innovativa.
Granchio blu: minaccia o opportunità per i pescatori?
Negli anni, la diffusione del granchio blu ha avuto effetti devastanti sugli ecosistemi mediterranei, danneggiando attrezzature da pesca e riducendo il pescato tradizionale. A Chioggia, ad esempio, i pescatori raccontano come questo crostaceo rompa reti e intrappoli le prede, aumentando i costi di esercizio e riducendo i margini di guadagno.
Ma qualcosa sta cambiando. In molte zone si inizia a parlare del granchio blu come risorsa economica e non più solo come problema ambientale. Negli Stati Uniti è considerato una prelibatezza, ingrediente principale di piatti iconici come le crab cakes. In Italia, invece, la diffidenza persiste. Il pescatore Tiziano Bullo afferma: “La gente non sa cucinarlo. Ci sono troppi cliché: che le femmine non siano buone, che in certi mesi siano vuoti. Ma non è vero”.
Un nuovo menù per una nuova realtà ecologica
Il WWF invita a ripensare la cucina come strumento di adattamento climatico. L’ambiente cambia, ed è naturale che la gastronomia si evolva di conseguenza. Secondo l’organizzazione ambientalista, accogliere specie come il granchio blu nei nostri menù non significa arrendersi all’invasione, ma fare della resilienza un punto di forza. Anche se il crostaceo non diventerà mai autoctono, ormai è parte integrante dell’ecosistema marino attuale.
In quest’ottica, diversificare il consumo di pesce è cruciale. Il granchio blu può diventare un alleato per alleggerire la pressione su altre specie sovrasfruttate, contribuendo a ricostruire l’equilibrio degli habitat costieri. Ma per farlo servono politiche pubbliche, strumenti economici e strategie di marketing in grado di valorizzare le risorse locali.
Piccola pesca, sostenibilità e nuova economia circolare
Secondo il WWF, la transizione verso un’alimentazione sostenibile passa anche dal sostegno alla piccola pesca. Il 70% del pesce venduto a Chioggia proviene da grandi rivenditori, che raramente distinguono tra metodi industriali e quelli selettivi e poco impattanti delle piccole realtà locali.
“Affrontare una crisi di queste dimensioni solo tramite la sensibilizzazione non basta”, spiega Giulia Prato, Responsabile Mare del WWF Italia. “Serve un programma ben pianificato, su due fronti: da un lato il controllo della popolazione del granchio blu con la pesca passiva; dall’altro, lo sviluppo di filiere sostenibili basate sul suo utilizzo, secondo un’economia circolare a zero sprechi. Ci ispiriamo ad esperienze di successo già attuate in Tunisia.”
Serve una filiera costruita insieme a pescatori, istituzioni e ricercatori. Non basta l’impegno dei singoli ristoratori o consumatori. L’innovazione deve diventare sistema.
Il consumo come scelta politica e ambientale
Accogliere nei nostri piatti il granchio blu o altre specie poco conosciute non è soltanto un gesto culinario. È una forma di attivismo ecologico e sociale. Aiutare i pescatori locali a diversificare l’offerta vuol dire sostenere comunità in difficoltà, ridurre l’impatto sugli ecosistemi marini e promuovere una cultura del cibo che si adatti ai tempi, piuttosto che restarne vittima.
È tempo di superare il binomio buono/cattivo, e di ragionare su come ogni cambiamento, anche quello più difficile, possa contenere in sé una possibilità. Il granchio blu, da emblema di un problema ecologico, può diventare il simbolo di una transizione necessaria, che parta dal basso e arrivi fino ai nostri piatti.
Fonti:
Alieni nel piatto: ripensare le specie invasive a tavola – GreenReport.it
“Ceci n’est pas un crabe bleu”, ripensare le specie invasive nei nostri piatti | WWF Italia