L’Europa verso nuove regole per le fusioni delle Telco

I grandi del settore chiedono più libertà, ma i regolatori frenano: rivoluzione o rischio? Il nodo sarà discusso anche al Telco per l’Italia l’11 giugno

La Commissione Europea ha ufficialmente avviato una consultazione pubblica sulle norme che regolano fusioni e acquisizioni nel mercato unico delle telecomunicazioni. Un passaggio ritenuto fondamentale dalle grandi aziende del settore, che da tempo denunciano l’eccessiva frammentazione del panorama europeo e chiedono maggiore flessibilità per consolidarsi e sostenere investimenti su larga scala. Le Telco vedono nella possibilità di unire le forze l’unica via per affrontare sfide cruciali come il 5G, il cloud, l’edge computing e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, la strada verso un cambiamento radicale resta tutt’altro che scontata: il quadro normativo attuale, in vigore dal 2004, ha subito finora solo modifiche minime. A riaccendere i riflettori sull’urgenza del tema sono stati anche i recenti rapporti Draghi e Letta, che sollecitano una maggiore integrazione economica europea. Ma la vera svolta potrebbe arrivare nei prossimi mesi, con la proposta di un nuovo Digital Networks Act.

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Innovazione, resilienza, investimenti: i nuovi criteri di valutazione

Il processo di consultazione si chiuderà il 3 settembre 2025, un tempo insolitamente breve per gli standard comunitari. Al centro del dibattito ci saranno i criteri con cui vengono valutate le operazioni di fusione, con una maggiore attenzione agli aspetti strategici come la resilienza, la sostenibilità e l’innovazione. L’obiettivo, come ha spiegato Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione, è duplice: “Evolvere per continuare a servire le persone, promuovere l’innovazione e rafforzare la resilienza europea”. La Commissione punta dunque a raccogliere contributi da imprese e cittadini per rimodellare una politica industriale più efficace e moderna.

La rapidità della consultazione è legata alla portata della posta in gioco: ripensare le fondamenta di un settore considerato essenziale per la sovranità tecnologica dell’UE. Ma i segnali di cambiamento dovranno superare ostacoli strutturali e politici tutt’altro che trascurabili.

La frammentazione del mercato frena lo sviluppo del settore

Attualmente in Europa operano 34 principali operatori mobili, ognuno radicato nel proprio mercato nazionale. Secondo uno studio commissionato da Vodafone, questo livello di frammentazione genera inefficienze, riduce la competitività e ostacola la capacità di investimento in tecnologie avanzate. Le regole attuali, nate in un’epoca pre-digitale, non tengono conto delle esigenze dell’ecosistema digitale odierno. A differenza del mercato dei capitali o delle merci, il mercato unico delle telecomunicazioni è rimasto incompiuto. Il Digital Single Market lanciato nel 1993 è oggi ancora solo sulla carta. Nessun operatore europeo è in grado di offrire servizi digitali paneuropei con omogeneità.

Il futuro del settore potrebbe essere riscritto con il Digital Networks Act, atteso entro la fine di maggio. Il testo mira a semplificare la normativa, favorire la scalabilità, eliminare le distorsioni tra operatori tradizionali e OTT e creare finalmente un vero mercato unico operativo.

Le richieste delle Telco europee e i casi italiani

Tim-Iliad e Vodafone-Fastweb al centro del cambiamento

Le richieste avanzate da GSMA e Connect Europe si basano su tre pilastri: semplificazione delle regole, parità regolatoria tra operatori storici e piattaforme OTT, e soprattutto creazione di un mercato unico operativo. L’obiettivo è creare le condizioni per un consolidamento che consenta di affrontare la concorrenza globale delle big tech. “Senza scala, non c’è futuro”, ripetono le Telco, che ritengono indispensabile unirsi per reggere l’impatto degli investimenti nella transizione digitale.

In Italia, due grandi operazioni stanno trasformando il panorama: la fusione già completata tra Vodafone e Fastweb (grazie all’investimento di 8 miliardi di Swisscom) e le trattative tra Tim e Iliad. Quest’ultima, secondo Mediobanca Securities, porterebbe alla creazione di un operatore dominante, lasciando alle altre realtà solo quote residuali. Pietro Labriola, AD di Tim, ha dichiarato di essere aperto all’accordo, pur non escludendo altri scenari. Nel frattempo, i risultati del primo trimestre 2025 di Vodafone-Fastweb confermano la solidità dell’operazione, con ricavi da 1,82 miliardi e un’espansione nei settori B2B e wholesale.

Le autorità antitrust mettono un freno al consolidamento

Il rischio di concentrazioni penalizzanti per i consumatori

Non tutti però condividono l’entusiasmo per il consolidamento. Le autorità antitrust di Austria, Belgio, Irlanda, Portogallo, Paesi Bassi e Repubblica Ceca hanno espresso forte preoccupazione in una dichiarazione congiunta, affermando che le fusioni “devono continuare a essere sottoposte a un rigoroso scrutinio”. Secondo queste autorità, ridurre il numero di operatori può portare a minor innovazione, calo nella qualità del servizio e reti meno capillari. Contestano l’idea che la frammentazione sia un ostacolo alla crescita: “La narrazione secondo cui la colpa sarebbe di regole troppo rigide è fuorviante”, sostengono.

Setti punti caldi e un confronto destinato a durare anni

La consultazione UE si svilupperà su sette grandi temi: competitività, resilienza, potere di mercato, innovazione, decarbonizzazione, digitalizzazione, impatti occupazionali. Ognuno di questi ambiti è destinato a scatenare frizioni tra istituzioni, aziende e autorità di vigilanza, in una fase storica decisiva per la trasformazione tecnologica dell’Europa.

Come spesso accade nei processi comunitari, dietro una scadenza ravvicinata si nasconde un percorso complesso, fatto di compromessi e lunghi negoziati. Le Telco spingono per accelerare, le istituzioni invitano alla prudenza. La sfida sarà scrivere nuove regole senza sacrificare la concorrenza sull’altare della scala.

Appuntamento chiave sarà l’evento “Telco per l’Italia”, in programma l’11 giugno a Roma, dove si discuterà del passaggio da TelCo a TechCo, con l’ambizione di costruire un’industria europea più forte e connessa.

Fonte:

Fusioni Telco: l’Europa apre al confronto, deregulation incerta

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