Indice
- 1 14 milioni di metri cubi di terreno radioattivo attendono una destinazione: il governo valuta il riutilizzo per strade e ferrovie
- 2 Perché il terreno è stato rimosso e dove si trova ora
- 3 Il governo vuole riutilizzare il suolo: ma dove e come?
- 4 Quanto è sicuro il suolo? E cosa dicono i test effettuati
- 5 Proteste e opposizione: Tokyo non vuole il suolo di Fukushima
- 6 Un dilemma ancora irrisolto
14 milioni di metri cubi di terreno radioattivo attendono una destinazione: il governo valuta il riutilizzo per strade e ferrovie
A tredici anni dal disastro nucleare del 2011, il Giappone si confronta con una questione ancora aperta: cosa fare del suolo contaminato rimosso a Fukushima. Dopo l’esplosione dei reattori della centrale di Fukushima Daiichi, causata da uno tsunami senza precedenti, le autorità avviarono una massiccia operazione di decontaminazione. Furono raschiati strati di terreno superficiale da vaste aree della regione per ridurre i livelli di radiazione. Ora, oltre 14 milioni di metri cubi di terra radioattiva, abbastanza da riempire più di dieci stadi da baseball, sono in attesa di una collocazione definitiva. Mentre giovani agricoltori cercano di riportare la vita nella zona, le autorità giapponesi tentano di conciliare sicurezza, esigenze ambientali e accettazione pubblica. Il governo ha promesso che il materiale non resterà per sempre a Fukushima, ma entro il 2045 dovrà essere trasferito altrove.
Perché il terreno è stato rimosso e dove si trova ora
Il terremoto dell’11 marzo 2011, il più potente mai registrato in Giappone, innescò uno tsunami devastante che compromise i sistemi di raffreddamento della centrale, generando un grave incidente nucleare. Come risposta, le autorità misero in atto interventi su larga scala, che comprendevano non solo la rimozione del topsoil, ma anche la pulizia con getti d’acqua ad alta pressione di strade e edifici.
Oggi, quasi tutte le zone di Fukushima sono state dichiarate sicure, ma molti ex residenti restano lontani, timorosi delle radiazioni o stabilitisi altrove. Tuttavia, nuovi abitanti come Takuya Haraguchi, giovane coltivatore di kiwi, stanno tornando. “Voglio che la gente scopra com’è davvero Fukushima oggi”, ha dichiarato all’AFP.
Il governo vuole riutilizzare il suolo: ma dove e come?
Il suolo contaminato è attualmente custodito in strutture di stoccaggio temporanee nei pressi della centrale. L’esecutivo nipponico ha assicurato che troverà una collocazione permanente in altre zone del Paese entro il 2045.
Per ora, il materiale è sigillato sotto strati di terra pulita e teli impermeabili, con vigilanza continua per prevenire dispersioni. Il piano del governo prevede di riutilizzare parte del suolo per la costruzione di strade, scarpate ferroviarie o aiuole decorative, fuori dalla regione di Fukushima, per non aggravare ulteriormente un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo.
Quanto è sicuro il suolo? E cosa dicono i test effettuati
Secondo il Ministero dell’Ambiente giapponese, il 75% del terreno stoccato ha livelli di radioattività bassissimi, equivalenti a una radiografia all’anno per chi lo maneggia direttamente. Akira Asakawa, funzionario del ministero coinvolto nel progetto, ha spiegato che l’uso di asfalto, terra agricola e strati protettivi può isolare efficacemente le tracce residue. Alcuni esperimenti pilota condotti in loco hanno confermato che non si registrano aumenti di radiazione né perdite nell’ambiente circostante. Le aree test includono campi agricoli e tratti stradali realizzati con il terreno riciclato.
Proteste e opposizione: Tokyo non vuole il suolo di Fukushima
Nel 2022 il governo aveva proposto di trasportare parte del suolo in un parco della capitale Tokyo e in altre aree del Paese. La reazione pubblica fu immediatamente negativa.
Comunità locali, pur solidali con Fukushima, espressero forte contrarietà all’ipotesi di accogliere materiale radioattivo, anche se decontaminato. Il piano venne sospeso, e nessuna località alternativa è stata ancora ufficialmente confermata. L’Esecutivo ha dichiarato che rafforzerà la comunicazione pubblica per spiegare i criteri di sicurezza e promuovere il riutilizzo simbolico, ad esempio in piccole aiuole.
Un dilemma ancora irrisolto
Il riciclo del terreno di Fukushima rappresenta un test cruciale per la fiducia pubblica, l’efficacia della gestione post-crisi e il futuro della regione. Mentre i giovani agricoltori e i nuovi abitanti cercano di rilanciare un territorio segnato dal disastro, il governo giapponese è chiamato a trovare un equilibrio tra necessità tecniche e consenso sociale. La sfida è aperta, e il tempo per mantenere le promesse inizia a scorrere veloce verso il 2045.
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