I dazi di Trump mettono in ginocchio gli agricoltori Usa

Esportazioni agricole verso la Cina giù del 43 per cento. E gli esperti avvertono: difficile possano tornare ai livelli pre-guerra commerciale

Le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina continuano a risentire degli strascichi della guerra dei dazi. Secondo i dati ufficiali diffusi dalle dogane cinesi, nel mese di maggio le importazioni dalla Cina di prodotti agricoli statunitensi hanno subito un brusco crollo, registrando un calo di oltre il 43% su base annua. Una caduta verticale che coinvolge diverse categorie merceologiche, con alcune tipologie completamente azzerate. Gli esperti avvertono che il trend potrebbe non invertirsi più, perché Pechino sta attivamente diversificando i propri approvvigionamenti alimentari, allontanandosi così dalla storica dipendenza dal mercato americano. Il timore, condiviso da più analisti, è che questa mossa sia “difficile da annullare”, soprattutto in un contesto di relazioni sempre più incerte tra le due superpotenze.

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L’agricoltura statunitense perde quote in un mercato chiave

Le ripercussioni di questa svolta cinese sono già tangibili per il settore agroalimentare americano, che ha sempre considerato la Cina un mercato fondamentale per l’export. I dati più recenti parlano chiaro: a maggio, le importazioni cinesi di manzo disossato fresco e sorgo destinato all’alimentazione umana sono precipitate di oltre il 97% rispetto all’anno precedente. Anche il mais statunitense ha registrato una caduta verticale, con un calo superiore al 93%, mentre per il filato di cotone grezzo la diminuzione ha superato il 94%.

Le cose non sono andate meglio per le esportazioni di carne congelata: il manzo ha subito una flessione di circa il 50%, mentre diversi tipi di pollo congelato o conservato hanno visto ridursi i volumi di oltre il 60%. Un colpo durissimo per gli agricoltori americani, già provati da mesi di tensioni commerciali e incertezze politiche.

Le cause: dazi, tensioni e la svolta strategica cinese

Le ragioni di questo collasso vanno ricercate in un contesto geopolitico sempre più teso. Lo scorso marzo, la Cina ha imposto dazi tra il 10% e il 15% su diversi prodotti agricoli statunitensi, in risposta alle nuove tariffe decise da Washington, o sarebbe corretto dire dal presidente Trump, su tutte le merci cinesi, motivate da problematiche legate al fentanyl.

Il mese successivo, la situazione è ulteriormente peggiorata: in un’escalation di ritorsioni, entrambi i Paesi hanno aumentato i dazi reciproci oltre il 100%, colpendo duramente le rispettive economie. Solo a metà maggio, dopo settimane di scontro, si è giunti a un “cessate il fuoco commerciale”, con la promessa di rimuovere progressivamente le tariffe aggiuntive. Tuttavia, secondo molti osservatori, la fiducia è ormai compromessa, e Pechino appare intenzionata a proseguire sulla via della riduzione strutturale delle dipendenze estere, soprattutto da Washington.

Una crisi che rischia di cambiare i flussi globali

Questa trasformazione nelle politiche cinesi potrebbe avere conseguenze durature su scala globale. La scelta di affrancarsi dagli Stati Uniti per la fornitura di beni agricoli è vista come un cambio di paradigma difficile da invertire, come sottolineato da più fonti analitiche. La Cina ha infatti cominciato a cercare nuovi partner commerciali, firmando accordi agricoli con Paesi dell’America Latina, del Sud-Est asiatico e dell’Africa.

In questo contesto, gli agricoltori statunitensi rischiano di perdere definitivamente un canale di sbocco fondamentale per il loro raccolto, “una perdita che potrebbe non essere più recuperata”, dicono gli analisti. La guerra dei dazi, iniziata con l’intento di riequilibrare i rapporti tra le due economie, sembra ora aver prodotto un effetto opposto: l’allontanamento strutturale tra Washington e Pechino.

Nessuna garanzia che l’intesa tenga nel lungo termine

Nonostante la tregua raggiunta a maggio, la fiducia tra Cina e Stati Uniti resta fragile. Le tensioni diplomatiche, le accuse reciproche e le strategie divergenti rendono “incerto il futuro dei rapporti commerciali”, soprattutto in settori chiave come l’agroalimentare. Pechino, con ogni probabilità, continuerà a privilegiare fornitori più stabili, cercando di blindare la propria sicurezza alimentare con accordi a lungo termine lontano dall’influenza americana.

Gli agricoltori americani, nel frattempo, si trovano in una posizione sempre più precaria: tagliati fuori da un mercato in rapida crescita, costretti a reinventarsi in un contesto globale dove la concorrenza è feroce e la fiducia commerciale può svanire da un giorno all’altro.

Fonte:
US farmers face tough outlook as China switches suppliers amid trade war | South China Morning Post

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