Indice
- 1 Una nuova tecnica green recupera oro puro dai dispositivi elettronici dismessi, riducendo i danni ambientali delle miniere
- 2 Addio ai veleni: la chimica verde conquista le miniere
- 3 Rifiuti elettronici: da problema a risorsa preziosa
- 4 Verso l’applicazione industriale e il riciclo circolare
- 5 La forza della ricerca interdisciplinare
- 6 Oro nascosto nei rifiuti: un mercato da miliardi
Una nuova tecnica green recupera oro puro dai dispositivi elettronici dismessi, riducendo i danni ambientali delle miniere
Un team interdisciplinare della Flinders University ha sviluppato un sistema sostenibile per recuperare oro puro da materiali elettronici e minerali grezzi, riducendo drasticamente l’impatto ambientale dell’estrazione tradizionale. Il progetto, descritto su Nature Sustainability, unisce competenze in chimica verde, ingegneria e fisica. Il metodo permette di ottenere metallo prezioso anche da tracce residue presenti nei rifiuti scientifici, evitando l’uso di sostanze tossiche come cianuro e mercurio. Il professor Justin Chalker, a capo del team, ha spiegato: “Lo studio include molte innovazioni, come un nuovo reagente riciclabile derivato da composti usati per disinfettare l’acqua”. Un’altra scoperta chiave è l’utilizzo di un polimero ricco di zolfo, attivabile con la luce, capace di legare selettivamente l’oro in soluzioni molto complesse. Questo materiale può essere rigenerato e riutilizzato, riducendo sprechi e costi.
Addio ai veleni: la chimica verde conquista le miniere
Il composto utilizzato per sciogliere l’oro è tricloroisocianurico, una sostanza a basso costo comunemente impiegata nella sanificazione delle acque potabili. A contatto con una semplice soluzione salina, il reagente rilascia l’oro presente nei materiali.
A quel punto, entra in gioco il polimero sviluppato dal team australiano, capace di intrappolare l’oro anche in miscele molto contaminate, selezionandolo con grande precisione. “Abbiamo trovato un modo per far sì che il polimero si ‘disfi’ da solo”, ha spiegato Chalker, “rilasciando l’oro e tornando monomero, pronto per essere riutilizzato”. Il processo consente quindi un recupero altamente efficiente, senza produrre residui pericolosi per l’ambiente o la salute umana.
Rifiuti elettronici: da problema a risorsa preziosa
La crescente domanda mondiale di oro non riguarda solo il valore economico, ma anche le sue applicazioni strategiche in elettronica, medicina, aerospazio e tecnologie digitali. Tuttavia, i metodi di estrazione classici utilizzano composti altamente tossici, come cianuro e mercurio, con conseguenze devastanti per suolo, aria e acqua. In molte miniere artigianali del Sud America, il mercurio è ancora largamente impiegato, nonostante sia una delle principali fonti di inquinamento globale.
L’obiettivo dei ricercatori australiani è proprio quello di fornire un’alternativa concreta per sostituire queste sostanze con un metodo efficace, sicuro e sostenibile. In collaborazione con colleghi di Stati Uniti e Perù, la tecnica è stata testata anche su minerali grezzi, dimostrando di funzionare in contesti reali e con benefici tangibili anche per le piccole realtà minerarie locali.
Verso l’applicazione industriale e il riciclo circolare
Dopo i primi successi in laboratorio, il team punta ora a scalare la tecnologia e collaborare con operatori dell’industria mineraria e del riciclo di dispositivi elettronici. “Vogliamo che il nostro metodo venga adottato per proteggere sia l’ambiente che la salute umana”, ha dichiarato il professor Chalker.
Il lavoro è sostenuto anche da fondazioni filantropiche e aziende del settore ingegneristico. I test sono stati condotti su rifiuti elettronici misti e materiali metallici complessi. Il team ha pubblicato analisi dettagliate su limiti, efficienza e campi di applicazione, aprendo la strada a una diffusione su larga scala, anche in paesi in via di sviluppo.
La forza della ricerca interdisciplinare
Autori dello studio sono i ricercatori Max Mann, Thomas Nicholls, Harshal Patel e Lynn Lisboa, che hanno lavorato su pile di e-waste per migliorare il recupero dei metalli preziosi. “Servono collaborazioni tra scienze diverse per affrontare i problemi dell’e-waste globale”, ha detto Mann. Nicholls ha aggiunto: “Abbiamo creato il polimero usando la luce UV, rendendo l’intero processo ancora più green”.
Patel ha riassunto con una battuta: “Ci siamo immersi nei rifiuti elettronici e ne siamo usciti con un blocco d’oro!”. Lisboa ha concluso: “Con l’aumento della domanda di oro in tutto il mondo, servono metodi sicuri e flessibili per purificarlo da molteplici fonti”.
Oro nascosto nei rifiuti: un mercato da miliardi
Secondo le stime delle Nazioni Unite, ogni tonnellata di rifiuti elettronici può contenere fino a 350 grammi di oro. Per confronto, una tonnellata di minerale ne produce appena 5 grammi. Questo significa che l’e-waste è 70 volte più ricco di oro rispetto alle rocce estratte in miniera.
Un milione di smartphone dismessi può contenere circa 24 kg di oro, oltre a 250 kg di argento e 9 kg di palladio. Il valore complessivo dei metalli preziosi presenti nei rifiuti elettronici mondiali è stimato in oltre 57 miliardi di dollari all’anno, ma solo il 17,4% dell’e-waste viene effettivamente riciclato. La nuova tecnologia sviluppata alla Flinders University potrebbe contribuire a colmare questa lacuna, rendendo economicamente vantaggioso e ambientalmente sostenibile il recupero di oro da dispositivi in disuso.
Fonte:
Nature Sustainability