La Terra perde il suo scudo magnetico: un’anomalia in espansione sull’Atlantico

La South Atlantic Anomaly cresce da oltre dieci anni. I ricercatori dell’ESA indagano i misteriosi moti del ferro fuso nel cuore del pianeta

Un segnale silenzioso ma costante arriva dal cuore magnetico del pianeta: la Terra sta perdendo forza. Gli ultimi undici anni di misurazioni satellitari mostrano che il suo campo magnetico, lo scudo naturale che ci protegge dalle radiazioni solari e cosmiche, si sta indebolendo in una vasta area sopra l’Oceano Atlantico meridionale.

Questa zona, chiamata South Atlantic Anomaly (SAA), è una delle regioni più studiate dagli scienziati dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). I dati raccolti dalla costellazione Swarm, composta da tre satelliti identici, rivelano che la SAA è cresciuta dal 2014 di un’area pari a quasi metà Europa, diventando un’anomalia in rapida evoluzione che preoccupa chi lavora nello spazio. Il campo magnetico terrestre nasce dai movimenti del ferro liquido nel nucleo esterno, a circa 3000 chilometri di profondità. Questi moti generano correnti elettriche che, a loro volta, producono un campo magnetico in continua trasformazione. Proprio per la sua natura dinamica, il sistema può indebolirsi localmente: un fenomeno che oggi osserviamo con chiarezza crescente.

«Il campo magnetico è vitale per la vita sulla Terra», ricordano i ricercatori dell’ESA. «Ci protegge dalle particelle cariche provenienti dal Sole e dalle radiazioni cosmiche che altrimenti danneggerebbero atmosfera e dispositivi elettronici».

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L’anomalia dell’Atlantico cresce e si sposta verso l’Africa

La South Atlantic Anomaly è nota fin dal XIX secolo, ma solo negli ultimi decenni la sua evoluzione ha assunto proporzioni sorprendenti. Oggi si estende tra il Sud America e l’Africa meridionale, e continua a muoversi lentamente verso est, secondo i dati pubblicati su Physics of the Earth and Planetary Interiors. Il team guidato da Chris Finlay, professore di geomagnetismo presso la Technical University of Denmark, ha scoperto che dal 2020 un’area dell’Atlantico sud-occidentale sta mostrando un indebolimento ancora più rapido del campo magnetico.

«La South Atlantic Anomaly non è un unico blocco», spiega Finlay. «Si comporta in modo diverso nella zona africana rispetto a quella sudamericana. C’è qualcosa di particolare sotto il continente africano che provoca un collasso magnetico più intenso».

La causa sarebbe legata ai cosiddetti reverse flux patches, zone in cui le linee del campo magnetico rientrano nel nucleo terrestre anziché uscirne. In queste aree, il flusso magnetico si inverte localmente, riducendo la protezione generale.

«Sotto l’Atlantico meridionale», continua Finlay, «abbiamo individuato regioni dove il campo invece di emergere rientra verso il nucleo. Una di esse si sta muovendo verso ovest, sopra l’Africa, contribuendo all’indebolimento che osserviamo».

La missione Swarm e il record di undici anni in orbita

La missione Swarm, lanciata nel novembre 2013 nell’ambito del programma FutureEO dell’ESA, è oggi considerata un punto di riferimento per lo studio del magnetismo terrestre. Le tre sonde in orbita polare hanno superato di gran lunga la durata operativa prevista, offrendo agli scienziati la più lunga serie continua di misurazioni del campo magnetico dallo spazio. I dati Swarm vengono utilizzati per aggiornare i modelli magnetici globali impiegati nella navigazione, per monitorare le condizioni di “meteo spaziale” e per proteggere le missioni satellitari da radiazioni e interferenze.

«Grazie a Swarm possiamo osservare il comportamento del pianeta nel lungo periodo», spiega Anja Strømme, manager della missione. «I satelliti sono in perfette condizioni e speriamo di prolungare la raccolta dati almeno fino al 2030, quando il minimo solare ci offrirà nuove opportunità di analisi».

In pratica, Swarm agisce come un elettrocardiogramma della Terra, registrando ogni variazione del suo battito magnetico.

Quando il campo magnetico cambia direzione

L’indebolimento dell’Atlantico non è l’unico fenomeno osservato. Le misurazioni Swarm mostrano che il campo magnetico si sta rafforzando sopra la Siberia, mentre si indebolisce sopra il Canada.

In termini di superficie, la regione canadese ad alta intensità si è ridotta dello 0,65% della superficie terrestre – circa quanto l’India – mentre quella siberiana è aumentata dello 0,42%, equivalente quasi alla Groenlandia.

Questo spostamento ha conseguenze dirette sul polo nord magnetico, che negli ultimi anni ha iniziato a migrare rapidamente verso la Siberia, costringendo gli esperti a ricalibrare costantemente i modelli di navigazione.

«Il campo magnetico terrestre non è un semplice dipolo come una calamita», spiega Finlay. «È una struttura complessa, plasmata dai movimenti del nucleo fluido. Solo osservazioni continue ci permettono di tracciarne la vera forma e capire dove stia andando».

Un pianeta in continua trasformazione

Gli scienziati escludono, almeno per ora, il rischio di un’imminente inversione dei poli magnetici, evento che nella storia geologica della Terra si è verificato più volte. Tuttavia, la crescita della South Atlantic Anomaly resta un fenomeno cruciale per comprendere la dinamica interna del pianeta.

Un campo magnetico più debole non significa necessariamente un pericolo immediato, ma implica maggiore vulnerabilità per satelliti e strumenti elettronici che attraversano la zona. Le particelle cariche provenienti dal Sole, meno deviate, possono causare guasti temporanei o danni permanenti.

La ricerca continua a fornire nuovi indizi, ma anche nuove domande. «Il nucleo terrestre è un laboratorio di fisica estrema», affermano i ricercatori dell’ESA. «Studiare il campo magnetico significa osservare in tempo reale come il pianeta evolve sotto i nostri piedi».

Fonte:
Physics of the Earth and Planetary Interiors

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