Indice
- 1 Scoperte due molecole chiave che riaccendono la speranza per milioni di persone in tutto il mondo: HDAC1 nei linfomi T e un nuovo target genetico comune per il cancro al seno
- 2 HDAC1: un enzima che frena il linfoma ALCL
- 3 PLK1: il tallone d’Achille genetico nei tumori al seno
- 4 Nuovo farmaco in sperimentazione mostra risultati promettenti
- 5 Collaborazione internazionale e prossimi passi
Scoperte due molecole chiave che riaccendono la speranza per milioni di persone in tutto il mondo: HDAC1 nei linfomi T e un nuovo target genetico comune per il cancro al seno
La ricerca sul cancro sta compiendo passi significativi nell’individuazione di bersagli molecolari comuni, utili a bloccare la proliferazione tumorale in diversi tipi di neoplasia. Due studi distinti ma complementari aprono ora scenari promettenti nella lotta ai tumori più aggressivi: uno riguarda il ruolo dell’enzima HDAC1 nei linfomi T, l’altro un potenziale bersaglio genetico universale nei tumori al seno. Il primo lavoro, condotto dall’Università Medica di Vienna e pubblicato su Leukemia, ha dimostrato che HDAC1 può comportarsi da soppressore tumorale nei linfomi anaplastici a grandi cellule (ALCL). Il secondo studio, realizzato dai ricercatori dell’Università del Saskatchewan (Canada) e pubblicato su Cell Genomics, ha individuato un punto debole comune delle cellule tumorali del seno, legato all’enzima PLK1, spesso sovraespresso nei tumori. Entrambe le ricerche suggeriscono approcci terapeutici alternativi basati su vulnerabilità genetiche condivise.
HDAC1: un enzima che frena il linfoma ALCL
Il farmaco entinostat rallenta lo sviluppo della malattia
Nel primo studio, il gruppo guidato da Gerda Egger e Maša Zrimšek ha esaminato il ruolo degli enzimi HDAC nello sviluppo del linfoma ALK-positivo, una rara forma di linfoma T che colpisce soprattutto i giovani. Gli inibitori di HDAC, come l’entinostat, sono già in sperimentazione clinica per il trattamento dei linfomi. Nel modello murino, il farmaco ha ritardato la comparsa del linfoma o ne ha impedito lo sviluppo.
Tuttavia, un’osservazione inaspettata ha cambiato prospettiva: l’eliminazione genetica di HDAC1 ha accelerato la progressione tumorale, evidenziando che “l’enzima potrebbe avere una funzione protettiva non riconosciuta nelle prime fasi della malattia”. I test molecolari hanno dimostrato che l’assenza di HDAC1 altera la struttura della cromatina e attiva vie oncogeniche, come PDGFRB-STAT5. “Nonostante le buone possibilità di guarigione nei casi ALK-positivi, la resistenza alle terapie è frequente. Questi risultati aprono la strada all’uso mirato degli inibitori HDAC”, ha dichiarato Egger.

PLK1: il tallone d’Achille genetico nei tumori al seno
Nel secondo studio, Franco Vizeacoumar e Andrew Freywald hanno adottato un approccio innovativo: invece di concentrarsi sulle differenze tra le cellule tumorali, si sono chiesti se esistano elementi comuni da cui dipendono. La risposta è stata positiva. “Ci siamo chiesti se ci fossero fattori unificanti di cui tutte le cellule tumorali hanno bisogno. Li abbiamo trovati, e rappresentano anche le loro debolezze”, ha spiegato Vizeacoumar.
I ricercatori si sono focalizzati sull’enzima PLK1, presente in alte concentrazioni nei tumori e fondamentale per la divisione cellulare. Sebbene anche le cellule sane lo contengano, in misura minore, colpirlo direttamente è rischioso. Il team ha quindi usato la tecnologia CRISPR su singola cellula per individuare i “co-fattori genetici” che lavorano con PLK1, individuando un gene che, se inibito, blocca selettivamente le cellule tumorali senza danneggiare quelle sane.

Nuovo farmaco in sperimentazione mostra risultati promettenti
Ridotta la crescita tumorale nei modelli animali umani
In collaborazione con un’équipe tedesca, il team canadese ha testato una nuova molecola sperimentale capace di colpire questo gene chiave. I primi risultati sono incoraggianti: la crescita tumorale si è significativamente ridotta nei modelli animali. Sebbene la molecola non sia ancora pronta per l’uso clinico, rappresenta una nuova freccia nell’arco delle terapie oncologiche. “Non esiste una pallottola magica contro il cancro, ma identificare bersagli comuni ci dà un’arma potente in più”, ha commentato Freywald.
Lo studio rappresenta uno dei primi casi in Canada in cui lo screening CRISPR a singola cellula viene combinato con modelli animali. “Abbiamo analizzato cellule che producono molto PLK1 e cercato le mutazioni genetiche che colpiscono tutte le cellule tumorali ma non quelle sane”, ha aggiunto Vizeacoumar.
Collaborazione internazionale e prossimi passi
Entrambe le ricerche evidenziano l’importanza della cooperazione globale nella lotta contro il cancro. Il progetto canadese ha richiesto oltre dieci anni di lavoro e coinvolge ora nuove raccolte fondi per portare il composto sperimentale in trial clinici combinati con farmaci già esistenti. “Stiamo cercando di integrare questo trattamento con terapie già in uso per aumentarne l’efficacia”, ha spiegato Freywald.
Parallelamente, il team di Vienna continua a studiare il doppio volto di HDAC1, per chiarire quando e come agisca da freno tumorale e in quali contesti gli inibitori possano davvero fare la differenza.
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