Una nuova strategia per curare l’Alzheimer e altre demenze

Un team di Stanford individua un enzima chiave da bloccare per migliorare la pulizia cellulare: risultati promettenti contro Alzheimer, Parkinson e malattie rare

Una nuova ricerca della Stanford University offre una speranza concreta per trattare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, fino a oggi prive di cure efficaci. I ricercatori hanno identificato un nuovo bersaglio terapeutico: un enzima che degrada un lipide chiave per il corretto funzionamento dei lisosomi, ovvero le “centrali di smaltimento” delle cellule. Lo studio, pubblicato su Nature, dimostra che inibendo questo enzima, il PLA2G15, si può potenziare un lipide chiamato BMP, fondamentale per il riciclo dei rifiuti cellulari. Nei test su cellule e topi affetti da gravi malattie neurodegenerative, il blocco dell’enzima ha migliorato in modo significativo le condizioni dei pazienti-modello. “Con le malattie neurodegenerative non abbiamo ancora una cura,” ha spiegato il professore Monther Abu-Remaileh, autore senior dello studio. “Abbiamo trovato un nuovo punto di accesso per terapie future”.

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Il ruolo dei lisosomi e il problema del colesterolo cerebrale

I lisosomi sono organelli cellulari che disassemblano le molecole complesse e ridistribuiscono nutrienti in tutta la cellula.
Come spiega il ricercatore Jian Xiong, “i lisosomi sono sostanzialmente i cestini della spazzatura della cellula”. Tuttavia, se il meccanismo si blocca, i rifiuti si accumulano diventando tossici e possono causare la morte cellulare.

Questo fenomeno è particolarmente dannoso per i neuroni, che non si rigenerano facilmente. Tra i rifiuti problematici c’è il colesterolo in eccesso: in un cervello sano, i lisosomi lo smistano correttamente, ma nelle malattie neurodegenerative questo trasporto si interrompe, provocando infiammazione e danni neuronali. In studi precedenti sulla malattia genetica di Batten, il team ha scoperto che i livelli di BMP erano fortemente ridotti, con conseguente inefficienza nella gestione dei rifiuti cellulari.

Scoperto l’enzima che danneggia il lipide BMP

Per anni si è ritenuto che il BMP fosse stabile nei lisosomi. Ma i ricercatori hanno trovato indizi che indicavano la sua degradazione. Da lì, la domanda: “Qual è l’enzima che lo distrugge?” La risposta è arrivata da esperimenti in vitro: PLA2G15 è l’enzima responsabile.
Una volta identificato il bersaglio molecolare, il team ha voluto testare se eliminarlo geneticamente potesse ridurre la neurodegenerazione. In cellule umane affette dalla malattia di Niemann-Pick tipo C (nota anche come Alzheimer infantile), la rimozione di PLA2G15 ha aumentato i livelli di BMP e ripristinato la capacità dei lisosomi di gestire il colesterolo.

“Questo è letteralmente il santo graal per questa malattia,” ha commentato Abu-Remaileh. “Significa avere un punto terapeutico concreto su cui agire”.

Topi con Alzheimer infantile vivono il 65% in più

Il passo successivo è stato testare l’effetto in vivo. Grazie alla collaborazione con l’azienda biotech Scenic Biotech nei Paesi Bassi, che aveva anch’essa individuato PLA2G15 come bersaglio terapeutico, i ricercatori hanno modificato topi geneticamente predisposti alla malattia di Niemann-Pick.
Solitamente questi animali non superano i 70 giorni di vita. Ma i topi privati dell’enzima PLA2G15 hanno vissuto il 65% in più, con un netto miglioramento di parametri neurologici e riduzione della neuroinfiammazione.

Kwamina Nyame, co-autore dello studio, ha commentato: “Vedere che è possibile allungare la vita è stato straordinario”. Anche Jian Xiong ha aggiunto: “È il miglior risultato ottenuto finora per questa malattia. Ci dà speranza che possa valere anche per altre forme di neurodegenerazione”.

Verso nuove cure per Alzheimer, Parkinson e demenze

I problemi di accumulo nei lisosomi non si limitano alla Niemann-Pick, ma si osservano anche in Alzheimer, Parkinson e demenza frontotemporale. Questo significa che aumentare il BMP e quindi migliorare il trasporto del colesterolo potrebbe rappresentare una strategia terapeutica valida per diverse malattie del cervello.

Il team sta già testando se bloccare l’enzima PLA2G15 porti benefici anche in modelli animali di Alzheimer e Parkinson. Contemporaneamente, sta analizzando centinaia di migliaia di molecole alla ricerca di inibitori farmacologici che possano agire sull’enzima.

Un’altra linea di ricerca punta a stimolare direttamente la produzione di BMP attraverso enzimi alternativi, con il supporto dell’Innovative Medicines Accelerator e del Wu Tsai Neurosciences Institute.

Nuova speranza per la medicina neurologica

Le malattie neurodegenerative sono tra le più devastanti e resistenti alle cure. Questa scoperta offre finalmente un approccio innovativo, praticabile e testabile anche su larga scala. “Non abbiamo davvero nuovi bersagli farmacologici nella neurodegenerazione,” ha concluso Abu-Remaileh. “Questi risultati portano nuova speranza”.

Fonte:
Nature

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