Le IA crescono e con loro i consumi che raddoppiano ogni 100 giorni

Allarme Unesco: l’intelligenza artificiale consuma sempre più energia. Un solo prompt di ChatGPT può inquinare come 70 ricerche Google

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando ogni aspetto della nostra vita, dall’istruzione all’intrattenimento, dal lavoro ai servizi pubblici. Tuttavia, dietro i suoi straordinari progressi si cela un problema crescente e poco noto: l’impatto energetico dei modelli AI. Secondo l’Unesco, il consumo di energia legato all’intelligenza artificiale è in rapida e costante espansione, con un tasso di crescita definito esponenziale e preoccupante. I dati emersi durante l’AI Global Summit non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: il fabbisogno energetico raddoppia ogni 100 giorni. Una progressione che non solo mette a rischio la sostenibilità ambientale, ma solleva interrogativi urgenti sulla gestione delle risorse globali. Mentre si celebrano i vantaggi dell’IA in termini di produttività e automazione, l’Unesco mette in guardia contro il rischio di una crisi ecologica innescata proprio da quella tecnologia che dovrebbe migliorare il nostro futuro.

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ChatGPT consuma 70 volte più di una ricerca Google

Il rapporto diffuso dall’Unesco porta alla luce numeri che aiutano a comprendere la portata del fenomeno. Una singola richiesta inviata a ChatGPT comporta un consumo medio di 0,34 Wh di elettricità, un valore che può arrivare a essere 70 volte superiore a quello di una normale ricerca su Google.

Considerando che ogni giorno si registrano circa un miliardo di interazioni con ChatGPT, il consumo energetico annuo raggiunge i 310 GWh. Si tratta di una quantità di energia sufficiente ad alimentare per un anno intero oltre tre milioni di persone in Etiopia. A questo si aggiunge l’utilizzo intensivo di acqua e materie prime, necessarie per mantenere operativi e raffreddati i data center che ospitano questi modelli. La crescita dell’intelligenza artificiale, dunque, non è soltanto un fenomeno tecnologico, ma una questione ambientale di scala planetaria.

Minerali rari e auto connesse: la sfida dell’industria

L’impatto energetico dell’IA non si limita ai consumi elettrici. Secondo l’Unesco, la domanda crescente di modelli avanzati sta accentuando la competizione globale per l’accesso a risorse rare come litio e cobalto, fondamentali per batterie e componentistica elettronica. Questi materiali, già al centro di tensioni geopolitiche, sono diventati ancora più richiesti a causa della diffusione dell’AI in settori ad alta tecnologia.

Tra gli ambiti più coinvolti spicca l’industria automobilistica, impegnata nell’integrazione di soluzioni basate sull’IA per guida autonoma, assistenza alla guida e sistemi di infotainment. Tuttavia, ogni nuova funzione smart aumenta la richiesta energetica del veicolo e la dipendenza da infrastrutture digitali sempre più esigenti in termini di potenza. L’innovazione, dunque, avanza su un filo sottile tra progresso tecnologico e rischio ambientale.

Le raccomandazioni Unesco per un’IA più sostenibile

In questo contesto complesso, l’Unesco non si limita a lanciare l’allarme, ma propone anche strategie pratiche per contenere i consumi dell’intelligenza artificiale. Tra le soluzioni suggerite spicca l’invito a formulare richieste più brevi e mirate quando si utilizzano piattaforme AI: ridurre la lunghezza dei prompt significa impiegare meno potenza di calcolo e dunque meno energia.

Un’altra raccomandazione riguarda l’impiego di modelli AI specializzati, ottimizzati per specifici compiti, in alternativa ai modelli generici ad ampia scala come ChatGPT. Secondo gli esperti, queste misure potrebbero ridurre il consumo fino al 90%, rappresentando una svolta significativa verso un uso più responsabile delle tecnologie digitali. L’efficienza diventa così non solo un vantaggio operativo, ma una necessità etica e ambientale.

Le tecnologie smart dovranno diventare green

Oltre all’adozione di pratiche individuali più consapevoli, il rapporto invita governi, aziende e istituzioni a ripensare la progettazione e la gestione delle infrastrutture AI. Serve un cambio di paradigma che vada oltre la corsa alla potenza e all’automazione, per dare priorità a sistemi più sostenibili. La stessa Unesco chiede l’elaborazione di politiche internazionali condivise, che regolino l’impatto ambientale dell’IA e promuovano la trasparenza nei consumi energetici da parte delle big tech. Senza un’azione concertata, l’intelligenza artificiale rischia di alimentare una crisi climatica anziché contribuire a risolverla.

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