Indice
- 1 Servirà per coprire le spese legali di agenti e vigili del fuoco in procedimenti legati al servizio. Ecco come funziona e chi può richiederlo
- 2 Chi può accedere al bonus e in quali casi
- 3 Come funziona il rimborso delle spese legali
- 4 I limiti economici e il decreto attuativo in arrivo
- 5 Uno strumento di tutela per chi serve lo Stato
Servirà per coprire le spese legali di agenti e vigili del fuoco in procedimenti legati al servizio. Ecco come funziona e chi può richiederlo
Con l’approvazione del Decreto Sicurezza 2025, il Governo ha introdotto un nuovo bonus legale destinato alle Forze dell’Ordine e ai Vigili del Fuoco. L’iniziativa prevede un rimborso fino a 10.000 euro per ciascuna fase del procedimento giudiziario, ma solo nei casi in cui il personale sia indagato o imputato per fatti direttamente collegati all’esercizio delle proprie funzioni. Il contributo serve a coprire le spese per un avvocato di fiducia, offrendo un’alternativa concreta alla difesa d’ufficio. È un cambiamento significativo rispetto al passato, perché per la prima volta lo Stato garantisce un sostegno economico diretto per chi sceglie un legale privato, rafforzando così il diritto alla difesa e la libertà di scelta del professionista.
Chi può accedere al bonus e in quali casi
Il beneficio è riservato al personale appartenente alle Forze di Polizia e ai Vigili del Fuoco, come previsto dall’articolo 16 della Legge n. 121 del 1981. Rientrano dunque:
- Polizia di Stato,
- Arma dei Carabinieri,
- Guardia di Finanza,
- Corpo degli agenti di custodia,
- Corpo Forestale dello Stato.
Il diritto si estende anche a familiari, coniugi, conviventi di fatto e figli del dipendente deceduto. Per i conviventi vale la definizione della Legge n. 76 del 2016.
Inoltre, il bonus può essere riconosciuto anche nel caso di procedimenti civili o amministrativi, purché connessi all’attività di servizio. La finalità è proteggere il dipendente pubblico da oneri legali gravosi legati al proprio incarico istituzionale.
Come funziona il rimborso delle spese legali
Il contributo viene erogato su richiesta dell’interessato e può essere frazionato, fino a un massimo di 10.000 euro per ciascuna fase processuale (ad esempio: indagini, primo grado, appello). È compatibile con le risorse disponibili nei bilanci delle Amministrazioni di appartenenza, ma può essere oggetto di rivalsa nel caso venga accertata una responsabilità con dolo.
Non è invece prevista rivalsa quando:
- si ottiene un provvedimento di archiviazione;
- viene pronunciata l’improcedibilità o assoluzione prima del dibattimento;
- si verifica la non punibilità immediata o l’estinzione del reato;
- o nei casi di sentenza che escluda la responsabilità penale, salvo gravi negligenze disciplinari.
I limiti economici e il decreto attuativo in arrivo
La somma riconosciuta non può superare i 10.000 euro per ogni fase del procedimento, e potrà essere distribuita anche in più tranche. Il Ministero dell’Interno si occuperà di regolamentare le modalità formali per la richiesta, con un decreto ad hoc che specificherà i criteri e la documentazione necessaria.
Fino a quel momento, è importante che il personale interessato resti aggiornato tramite i canali ufficiali, poiché l’accesso al bonus sarà subordinato a una corretta presentazione della domanda. La misura rappresenta un passo avanti nella tutela legale degli operatori del settore sicurezza.
Uno strumento di tutela per chi serve lo Stato
Questo bonus si inserisce in un contesto di crescente attenzione alla tutela del personale pubblico, spesso esposto a procedimenti per azioni compiute nell’esercizio delle proprie responsabilità. La novità sta nel fatto che non si limita a fornire un avvocato, ma consente di scegliere liberamente il proprio difensore, con un supporto concreto dallo Stato.
L’obiettivo del legislatore è quello di rafforzare la fiducia nel sistema, evitare che le preoccupazioni economiche influenzino le scelte legali e assicurare a ogni agente una difesa qualificata e indipendente.
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