Rischio cardiaco, apoB più attendibile del colesterolo

Uno studio svedese-statunitense dimostra che il conteggio delle particelle apoB offre una valutazione del rischio cardiaco più precisa del colesterolo tradizionale

Per oltre mezzo secolo, il livello di colesterolo totale e di LDL-C è stato considerato il principale parametro per valutare il rischio di malattie cardiovascolari. Tuttavia, uno studio internazionale condotto dalla Chalmers University of Technology e dalla Harvard University mette in discussione questa impostazione. I ricercatori hanno dimostrato che la misurazione diretta delle particelle di lipoproteine contenenti apoB offre una valutazione del rischio più precisa, superando i limiti delle analisi tradizionali. Pubblicata sull’European Heart Journal, la ricerca propone un cambio di approccio che potrebbe trasformare la prevenzione e la gestione delle patologie cardiache.

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Il trasporto del colesterolo: il ruolo delle lipoproteine “buone” e “cattive”

Il colesterolo è una molecola lipidica essenziale, ma, per circolare nel sangue, deve legarsi a particelle proteiche chiamate lipoproteine. Queste si suddividono in quattro classi principali. Tre di esse trasportano il cosiddetto “colesterolo cattivo“, riconoscibili grazie alla presenza della apolipoproteina B (apoB) sulla loro superficie. Quando queste particelle sono troppo numerose o alterate, favoriscono la formazione di placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni.

La quarta classe, costituita dalle HDL (High-Density Lipoproteins), invece, rimuove il colesterolo in eccesso, svolgendo una funzione protettiva. Questa distinzione tra lipoproteine è fondamentale: non è tanto la quantità di colesterolo circolante a determinare il rischio, quanto quale tipo di particelle lo trasporta e in che numero.

Lo studio: più di 200.000 campioni per ridefinire il rischio

Il team di ricerca ha analizzato i campioni ematici di oltre 200.000 individui iscritti alla UK Biobank, tutti privi di diagnosi precedente di malattie cardiache. Attraverso avanzate tecniche di profilazione lipidica, sono stati misurati numero, dimensione e tipo delle particelle di lipoproteine contenenti apoB. I partecipanti sono stati monitorati fino a 15 anni per osservare l’insorgenza di eventi cardiovascolari come infarti e ictus.

Come ha spiegato Jakub Morze, primo autore dello studio, “il nostro obiettivo era determinare se due pazienti con lo stesso livello di colesterolo LDL ma differenti caratteristiche delle lipoproteine avessero rischi equivalenti. La risposta è chiaramente no.”

La ricerca è stata ulteriormente validata attraverso la coorte svedese Simpler, confermando la solidità dei risultati su popolazioni diverse.

Perché apoB è più affidabile del colesterolo LDL-C

I dati hanno mostrato che il numero totale di particelle apoB è il miglior predittore di rischio cardiovascolare, molto più dell’LDL-C o del colesterolo totale. Questo perché ogni particella di lipoproteina apoB rappresenta una possibile “carica” di colesterolo capace di infiltrarsi nelle pareti arteriose.

In pratica, due persone con lo stesso livello di LDL-C potrebbero avere numeri molto diversi di particelle apoB: quella con più particelle avrà un rischio di malattia cardiaca significativamente più alto.
“Misurare apoB è come contare il numero di proiettili, non solo la quantità di polvere da sparo,” ha osservato in modo efficace uno degli autori.

In circa un paziente su dodici, i test standard basati sul colesterolo LDL sottostimano il rischio reale, aumentando il pericolo di eventi cardiaci fatali che, nel 20–40% dei casi, si manifestano senza preavviso.

Lipoproteina(a): l’altro nemico silenzioso da misurare

Oltre all’apoB, la ricerca ha evidenziato il ruolo della lipoproteina(a). Si tratta di una variante genetica di lipoproteina contenente apoB, presente in meno dell’1% delle particelle totali ma, quando elevata, associata a un rischio molto più alto di malattie aterosclerotiche.

I livelli di lipoproteina(a) sono determinati geneticamente e non modificabili con dieta o esercizio fisico. Per questo motivo, la misurazione precoce di questo marcatore potrebbe essere cruciale per identificare soggetti a rischio elevato, spesso non individuabili attraverso gli esami di routine.

Come ha sottolineato Clemens Wittenbecher, co-autore dello studio, “integrare il dosaggio di apoB e lipoproteina(a) nei controlli di routine migliorerebbe sensibilmente l’efficacia della prevenzione cardiovascolare”.

Implicazioni cliniche: un cambiamento necessario ma ancora da implementare

Attualmente, la maggior parte delle linee guida internazionali, comprese quelle europee e statunitensi, continua a privilegiare la misurazione del LDL-C. Tuttavia, i risultati di questo studio forniscono una solida base per rivedere tali raccomandazioni.

I test per apoB e lipoproteina(a) sono già disponibili commercialmente, sono poco costosi e facilmente integrabili nei protocolli esistenti. Nonostante ciò, la loro adozione è ancora limitata, soprattutto per una questione di inerzia clinica e di necessità di ulteriori validazioni nei trial clinici randomizzati.

Secondo gli autori, un progressivo aggiornamento delle linee guida potrebbe salvare migliaia di vite ogni anno, migliorando la capacità di prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari.

Fonte:

European Heart Journal

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