Amazon vuole sapere tutto ciò che diciamo e punta a Bee

Il colosso vuole acquisire il braccialetto IA della start up: è in grado di registrare tutto ciò che gli utenti dicono nell’arco della giornata

Amazon si prepara a rivoluzionare il mercato dei dispositivi indossabili. Il colosso fondato da Jeff Bezos ha confermato l’intenzione di acquisire Bee, una startup californiana specializzata in wearable con intelligenza artificiale. A darne notizia è stata Maria de Lourdes Zollo, co-fondatrice e CEO della giovane azienda, con un post su LinkedIn che ha immediatamente attirato l’attenzione del mondo tech. Il motivo? Il prodotto di punta di Bee si chiama Pioneer, un braccialetto da 50 dollari capace di registrare tutto ciò che l’utente dice, per poi trascrivere e riassumere le conversazioni grazie all’uso dell’IA. Un salto tecnologico che apre nuove possibilità, ma solleva anche molti interrogativi.

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Amazon ha confermato l’interesse, ma ha precisato che l’accordo non è ancora finalizzato e i dettagli economici non sono stati divulgati. Tuttavia, il progetto ha già suscitato discussioni accese, in particolare per l’uso dei microfoni sempre attivi e la possibilità che il dispositivo diventi un’ulteriore finestra sulla vita privata degli utenti. “Dopo anni in cui Amazon assicurava che Alexa non ascoltasse tutto, ora sta comprando un dispositivo che lo fa esplicitamente”, ha sottolineato il Wall Street Journal. Le perplessità crescono, anche alla luce delle polemiche già emerse attorno ad altri prodotti dell’ecosistema Amazon.

Cosa fa davvero il braccialetto Bee Pioneer

Il dispositivo di Bee, simile a un Fitbit, ma pensato come assistente personale “always on”, trascrive tutto ciò che sente, comprese le conversazioni con sé stessi. Grazie all’intelligenza artificiale, i dati raccolti vengono trasformati in cronologie consultabili, liste di cose da fare, eventi chiave e persino promemoria. Il braccialetto può essere disattivato manualmente, ma in assenza di intervento continua a raccogliere e interpretare dati vocali per tutta la giornata.

Bee produce anche un’app per Apple Watch, ma la punta di diamante resta il dispositivo autonomo venduto a circa 50 dollari. La tecnologia alla base si basa sull’IA agentica, una nuova frontiera che permette al software non solo di generare contenuti, ma anche di prendere decisioni operative al posto dell’utente. “Vogliamo portare nel mondo un’intelligenza personale che sia più un compagno fidato che un semplice strumento”, si legge sul sito ufficiale dell’azienda. Bee ha raccolto 7 milioni di dollari in finanziamenti nel 2023 e sembra pronta a giocare un ruolo strategico nel futuro di Amazon.

Una mossa strategica nella guerra dell’IA

Con l’acquisizione di Bee, Amazon rilancia la sfida nel mercato dell’intelligenza artificiale. Dopo aver aggiornato Alexa con funzioni generative, l’azienda punta ora a dispositivi portatili, cercando di anticipare i competitor come Apple, Google e OpenAI. Già in passato Amazon aveva provato a inserirsi in questo segmento con il braccialetto Halo, ritirato però dopo appena tre anni a causa dello scarso successo. Ora ci riprova con un approccio più ambizioso.

Secondo CNBC, Amazon è decisa a rilanciare l’intero ecosistema Alexa, integrando algoritmi evoluti per interazioni più naturali e personalizzate. Parallelamente, anche Ring – la controllata che produce videocitofoni – ha iniziato a implementare IA generativa per i propri prodotti. Il piano è chiaro: espandere la propria presenza non solo nelle case, ma anche nei movimenti quotidiani delle persone, con un’intelligenza distribuita e continua, in grado di apprendere e reagire in tempo reale.

Dubbi e rischi sulla privacy degli utenti

Come sempre, quando si parla di dispositivi che “ascoltano tutto”, emergono le preoccupazioni legate alla privacy. Bee specifica che i dati possono essere eliminati in qualsiasi momento, e che le registrazioni audio non vengono salvate né usate per l’addestramento dell’IA. Tuttavia, l’app conserva le informazioni apprese sul comportamento dell’utente, proprio per offrire un servizio più personalizzato. Secondo TechCrunch, la startup prevede inoltre di introdurre una funzione che sospende l’ascolto in base a parole chiave o luoghi sensibili, offrendo un primo tentativo di controllo contestuale.

Le dichiarazioni ufficiali promettono attenzione e rispetto, ma non mancano i timori sul futuro. In passato Bee ha dichiarato di registrare solo le voci di chi ha espresso un consenso verbale, ma resta da capire come queste misure verranno applicate, soprattutto con l’arrivo di Amazon. Non è escluso che le regole possano cambiare con l’integrazione nella piattaforma globale del gigante di Seattle.

Il precedente Ring: cosa insegna il passato

I precedenti, del resto, non sono rassicuranti. Il caso di Ring è emblematico. Nel 2022, Amazon ha rivelato di aver fornito per undici volte dati video alle forze dell’ordine senza consenso degli utenti, sollevando una bufera mediatica e politica. L’anno seguente, l’azienda ha patteggiato con la Federal Trade Commission dopo che era emerso che alcuni dipendenti e appaltatori avevano acceso liberamente ai video dei clienti. La vicenda ha lasciato una macchia sulla reputazione del gruppo in materia di gestione dei dati sensibili.

Ora, con l’arrivo di Bee, Amazon potrebbe trovarsi nuovamente nel mirino delle autorità e dei gruppi per i diritti digitali. Il braccialetto Pioneer, sebbene presentato come uno strumento utile e innovativo, rischia di diventare un nuovo anello debole nella catena della sorveglianza personale. Il futuro dirà se l’azienda sarà in grado di garantire trasparenza, sicurezza e rispetto della volontà degli utenti o se, ancora una volta, la tecnologia correrà più veloce delle tutele.

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