Farmaci per il diabete efficaci contro l’Alzheimer

Due nuovi studi e un editoriale su JAMA Neurology suggeriscono che gli agonisti del recettore GLP-1, come semaglutide, potrebbero ridurre il rischio di demenza

I farmaci nati per trattare il diabete di tipo 2 stanno mostrando un potenziale inaspettato: proteggere il cervello dall’Alzheimer e da altre forme di demenza. In particolare, i cosiddetti agonisti del recettore GLP-1, come semaglutide (commercializzato come Ozempic e Wegovy), sono al centro di nuove ricerche pubblicate sulla rivista JAMA Neurology. Due studi distinti, accompagnati da un editoriale firmato da Diana Thiara, neurologa dell’Università della California a San Francisco, mettono in luce un possibile effetto neuroprotettivo legato all’uso di questi medicinali, già largamente diffusi nella pratica clinica.

Il tema è urgente: quasi 7 milioni di americani convivono con forme di demenza e si stima che il numero possa raddoppiare entro il 2060. Mentre i nuovi farmaci approvati per l’Alzheimer, come lecanemab e aducanumab, suscitano dubbi su efficacia e sicurezza, cresce l’interesse verso la riconversione di farmaci già noti, come quelli usati per il diabete, che hanno alle spalle anni di utilizzo e una buona tollerabilità.

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Lo studio dell’Università della Florida: rischio ridotto fino al 43%

GLP-1RA e SGLT2i sotto osservazione in una coorte da 90.000 pazienti

Il primo studio, condotto da un team dell’Università della Florida, ha analizzato dati clinici relativi a oltre 90.000 pazienti. L’obiettivo era valutare l’incidenza di Alzheimer e altre forme di demenza (ADRD) tra chi assumeva GLP-1RA, inibitori SGLT2 (SGLT2i) e altri farmaci antidiabetici.

I risultati hanno mostrato che i pazienti trattati con GLP-1RA presentavano un rischio ridotto del 33%, mentre coloro che utilizzavano SGLT2i mostravano un rischio ridotto del 43% rispetto ai pazienti in cura con altri farmaci ipoglicemizzanti. Tuttavia, le differenze tra i due gruppi non erano statisticamente significative, suggerendo che entrambi i farmaci potrebbero offrire benefici simili per la salute cognitiva.

Il secondo studio: focus solo sui GLP-1RA

Il secondo studio, realizzato da un gruppo dell’Università di Galway, si è concentrato esclusivamente sugli agonisti del recettore GLP-1. Analizzando 26 studi clinici randomizzati per un totale di oltre 164.000 partecipanti, i ricercatori hanno rilevato un’associazione statisticamente significativa tra GLP-1RA e riduzione del rischio di demenza.

In questo caso, però, non è emerso alcun beneficio simile da parte degli SGLT2i o di altri farmaci come la pioglitazone, suggerendo che i GLP-1RA potrebbero avere un ruolo più specifico e diretto nella protezione della funzione cognitiva.

Come agiscono i GLP-1RA sul cervello?

Dall’intestino al sistema nervoso, un effetto oltre il glucosio

Originariamente sviluppati per stimolare la secrezione insulinica, abbassare la glicemia e favorire la perdita di peso, i GLP-1RA si sono rivelati capaci di interagire anche con il sistema nervoso centrale. I recettori GLP-1, infatti, sono presenti non solo nel pancreas e nell’apparato digerente, ma anche nel cervello, nel cuore e nel sistema immunitario.

Negli studi su modelli animali, i GLP-1RA hanno dimostrato la capacità di ridurre l’infiammazione cerebrale, favorire la plasticità sinaptica e ridurre l’accumulo delle proteine amiloide-β e tau, elementi chiave nella progressione dell’Alzheimer. “Questi effetti cerebrali sono altamente promettenti”, scrive Diana Thiara nell’editoriale pubblicato su JAMA Neurology, riferendosi soprattutto ai composti più recenti come il semaglutide, “che mostrano un’attività recettoriale più forte e duratura”.

Prospettive future e cautele necessarie

Attualmente sono in corso importanti studi clinici di fase III, come EVOKE ed EVOKE Plus, per valutare l’efficacia del semaglutide nei soggetti con Alzheimer in fase iniziale. Se i risultati dovessero confermare quanto ipotizzato, si aprirebbe la possibilità di affrontare diabete e demenza con un unico approccio farmacologico, con particolare utilità nelle popolazioni anziane dove le due patologie coesistono frequentemente.

Tuttavia, gli agonisti del GLP-1 non sono privi di rischi. Tra gli effetti collaterali più comuni figurano nausea, vomito e perdita di massa muscolare magra, un aspetto critico per gli anziani già soggetti a sarcopenia. In rari casi si è osservata pancreatite, mentre studi preclinici hanno sollevato preoccupazioni su un potenziale rischio di tumore tiroideo, anche se tale rischio non è stato finora confermato nell’uomo.

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